martedì 6 dicembre 2011

Le spezie mediterranee: il ROSMARINO


“Dio ha creato l’alimento, il Diavolo il condimento” James Joyce, Ulisse (1992)
Simbolo dell’amicizia, della fedeltà e del ricordo. In certe nazioni il rosmarino viene tradizionalmente portato nei funerali o indossato dalla sposa al matrimonio. Nell’antica Grecia chi doveva sostenere un esame indossava una ghirlanda di rosmarino, per migliorare la memoria e la concentrazione.

Il rosmarino (Rosmarinus officinalis), è un arbusto sempre verde della macchia mediterranea, alto fino a 2 metri, con fusto legnoso e ramificato, appartenete alla famiglia delle Labiate (o Laminacee).
Rusmari, osmari, sgulmarin, ramerino o zipiri, sono i tanti modi di chiamare il rosmarino, il cui nome deriva dal latino ros “rugiada” e mare “rugiada del mare” per il colore dei suoi fiori che ricordano l’azzurro del mare e per il fatto che cresce spontaneo lungo le coste vicino al mare.
Le foglie e i rametti si utilizzano freschi, oppure, raccolti in primavera-estate, si lasciano seccare all’ombra.
Uso in Cucina
Nella cucina mediterranea il rosmarino è uno degli aromi maggiormente apprezzato. Viene utilizzato per carni arrosto (a tale scopo si possono usare sia le foglie fresche sminuzzate sia le foglie essiccate), soffritti, patate, minestre di legumi e per farcire il pesce cotto al forno o alla brace. Foglie di rosmarino si possono distribuire anche su patate a spicchi, pani e focacce prima di infornarli, e si possono usare per saporire sughi di pomodoro e verdure saltate.
I ricercatori della Kansas State University, sostengono che l’aggiunta di tre spezie e del    rosmarino in particolare, alla carne cucinata alla griglia, riesce a prevenire fino al 40% la formazione di sostanze potenzialmente cangerogene, le amine eterocicliche. (AIRC editore Ottobre 2010)
Principi attivi
Il rosmarino presenta foglie molto profumate, dovuto dall’elevata presenza di oli essenziali (carnosolo, acido carnosico, acido ursolico, acido rosmarinico).

Benefici
Numerosi studi recenti hanno dimostrato che il carnosolo, sostanza fitochimica presente nel rosmarino ha importanti proprietà anticancro in quanto risulta essere in grado sia di aggredire direttamente le cellule tumorali (apoptosi) sia di impedire l’angiogenesi cioè la formazione dei vasi sanguigni sfruttati dai tumori per la loro crescita.

Fonti.
Johnson JJ., Carnosol: a promising anti-cancer and anti-inflammatory agent. Cancer Lett. 2011 ; 305(1):1-7.
Ngo SN et al., Rosemary and cancer prevention: preclinical perspectives. Crit Rev Food Sci Nutr. 2011 Dec;51(10):946-54.

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domenica 6 novembre 2011

AGLIO: l’amico in tunica bianca


Nel corso della storia di quasi tutte le grandi civiltà, l’aglio è sempre stato considerato sia un cibo sia un rimedio.
Il nome latino dell’Aglio (Allium sativum)   deriva dal celtico All, che significa “bruciante”.
Esso, è uno dei rimedi più noti sin dalla preistoria: basti pensare che ne sono state rinvenute tracce in caverne abitate 10 mila fa e che la prima “prescrizione” risale a una tavoletta d'argilla del 3000 a.C., con incisioni cuneiformi, ritrovata nel Sud America.
L’aglio rivestiva grande importanza nelle abitudini egizie: gli operai che lavoravano alla costruzione della grandiosa piramide di Cheope, lo usavano quotidianamente come alimento,  in quanto oltre a rendere più sopportabile la fatica pare che incrementasse la forza e la potenza fisica, ma non si trattava in ogni caso di alimenti confinati alle classi più modeste, come testimoniano gli spicchi trovati nei tesori della Tomba del faraone Tutankamon (circa 1500 a.C.).
Introdotto in Europa dai romani, il suo uso si intensifica durante il Medioevo come rimedio contro la peste e altre malattie contagiose, e poi, contro malattie come scorbuto e asma. 
Nell'Antica Roma l’aglio fu un rimedio di frequente impiego: il celebre medico
Ippocrate lo raccomandava per la cura di infezioni, ferite, lebbra e tumori.

Uso in Cucina
a  crudo, finemente tritato, si aggiunge alle insalate;
a spicchi, viene sfregato su fette di pane casareccio condite con olio d’oliva (bruschetta) ed è anche inserito in alcuni insaccati.
cotto, è usato come ingrediente in un numero considerevole di salse (per spaghetti, zucchine, broccoli, cime di rapa) e in piatti come arrosti, bolliti, pesce e bagna cauda.
Per arricchire i sapori, l’aglio viene sfregato sui bordi dell’insalatiera o del recipiente da fonduta.

Principio Attivo
Le molecole liberate in seguito alla frantumazione e spremitura dell’aglio è l’allicina dall’odore pungente, che porta rapidamente alla formazione di diversi composti solforati. L cottura blocca la formazione di queste sostanze, per cui è preferibile aspettare prima di cuocere 10 minuti dopo la frantumazione.

Benefici
Diversi studi dimostrano l’attività antiossidante dell’aglio (e simili quali la cipolla). E’ di recente pubblicazione, ad esempio, un lavoro sulla rivista Journal of Nutrition and metabolism che ne dimostra l’attenuazione della infiammazione vascolare e dello stress ossidativo in ratti alimentati a fruttosio. Un lavoro pubblicato negli ultimi anni su Journal of nutrition, ne illustra gli effetti benefici sull’apparato cardiovascolare, sul quale eserciterebbe un blando, ma continuo, effetto ipotensivo e antiaggregante.

Quantità consigliata 2,7g al giorno pari a 1-2 spicchi.
Per approfondire:
L’alimentazione anti-cancro. Gingras e Béliveau. Sperling & Kupfer, 2001.
I magnifici 20. Marco Bianchi. Ponte alle Grazie, 2011
Altre fonti.
Rahman K et al.,
Garlic and cardiovascular disease: a critical review. J Nutr. 2006 Mar;136(3 Suppl):736S-740S.
Vazquez-Prieto MA et al.,
Garlic and onion attenuates vascular inflammation and oxidative stress in fructose-fed rats, J Nutr Metab. 2011;2011:475216. Epub 2011 Aug 25.

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giovedì 3 novembre 2011

Pasta con pesce e cioccolato

                                            
Vi parlerò di pasta, pesce e cioccolato. Non presi singolarmente, ma come ingredienti di una ricetta originale, che mi ha molto incuriosita. Piatto solo apparentemente bizzarro, ma in realtà di antica tradizione: già i Maya nel VI secolo preparavano similmente questa ricca pietanza e di recente è stata ritrovata in Honduras una ciotola contenente residui di cioccolata e lische di pesce.
Si tratta di una vera prelibatezza, che con proustiana reminiscenza, vi farà rivivere la magia dei Maya e la calda atmosfera dell’America latina.
Ingredienti per 6 persone
3 cucchiai di olio extravergine di oliva
1 cipolla (tritata)
1 finocchio con foglie (tritato)
100g di mandorle (tritate)
100g di pinoli
2 cucchiai di uva passa
1 scatola di sardine (per i vegetariani basta eliminare le sardine ed aumentare la quantità di frutta secca)
150 ml di cioccolato fondente al 70% fuso
500g di spaghetti

Preparazione
Spargere su carta forno le mandorle tritate e i pinoli e lasciarli abbrustolire in forno per qualche minuto.
Riscaldare l’olio extravergine di oliva in una padella per rosolare la cipolla e il finocchio.
Aggiungere le sardine, le mandorle, i pinoli e l’uva passa e cuocere a fuoco lento per 10 minuti.
Aggiungere il cioccolato fuso e mescolare e cuocere per 5 minuti.
Condire gli spaghetti con l’impasto e guarnire con le foglie di finocchio e servire immediatamente.


Proprietà nutraceutiche degli ingredienti principali.
Cioccolato fondente. Gli effetti benefici del cioccolato fondente, contenente almeno il 70% di pasta di cacao, provengono dall’abbondante contenuto di polifenoli (le proantocianidine). Queste sostanze sono benefiche sul sistema cardiovascolare: aumentano la capacità antiossidante del sangue, prevenendo la formazione di placche ateromatose e riducendo il rischio di formazione di grumi sanguigni.
Dose quotidiana consigliata:  40g di cioccolato fondente almeno al 70%
Sardina. Ricca di acidi grassi polinsaturi gli omega-3, che apportano molti benefici all’organismo a carico dell’apparato cardiocircolatorio, riproduttivo, per la retina, per il sistema nervoso, per la pelle, per il sistema immunitario. Costa poco e non pregiudica gli equilibri dell’ecosistema.
Per approfondire la nutraceutica consiglio: L’alimentazione anti-cancro. Gingras e Béliveau. Sperling & Kupfer, 2006

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mercoledì 2 novembre 2011

FAST FOOD NATION


“Tutti nella vita dobbiamo mangiare un po’ di merda prima o poi”. Una delle battute più memorabili del film “Fast Food Nation”, del 2006 di Richard Linklater, ispirato all’omonimo libro di Eric Schlosser del 2001, divenuto best-seller e considerato uno dei simboli della controcultura americana.
Il film trae spunto dalle tematiche analizzate dal libro inchiesta inerenti “la cultura dei fast food”: dalla nascita delle prime catene al marketing usato per invogliare i consumatori, puntando come principale bersaglio bambini e studenti a mangiare patatine fritte ed hamburger, alle politiche per abbassare il minimo salariale e per velocizzare la macellazione e la produzione con relativi gravi infortuni, al fine di produrre il famoso hamburger.
Ciò che è particolarmente sconvolgente è che Don Henderson, uno dei manager della Michey’s, (nome fittizio), catena dei fast food per cui lavora, viene informato che la carne destinata a diventare   hamburger per il prodotto di punta della catena: il panino “Big One”, è risultato da un’analisi indipendente contaminata da un’elevata quantità di batteri fecali. Henderson si reca nella città di Cody (nome fittizio della cittadina di Colorado) e indaga a fondo direttamente in fabbrica, intervistando diverse persone legate in vario modo al mattatoio al fine di sapere di più sulla faccenda, ma, aihmè, Henderson dopo la triste scoperta di quello che accadeva dietro la preparazione del “Big One”, si arrende davanti alla possibilità di fare carriera, tacendo la verità.
A questa vicenda se ne intrecciano altre come quella di Sylvia e famiglia, immigrati clandestini messicani, sfruttati a lavorare nell’industria di lavorazione delle carni a Cody, in cambio di una paga allettante, almeno per loro; e quella di Amber, adolescente che lavora al Myckey’s di Cody e che in seguito si licenzia per darsi all’attivismo politico anti-fast food.
Molti i punti di riflessione: testimonianza allarmante di come le strategie di marketing che guidano l’industria delle catene alimentari, riescano a dare un immagine di un prodotto pericoloso e insano come qualcosa di altamente appetibile ed appagante solo per trarre profitto a discapito della salute umana.

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martedì 1 novembre 2011

Il dilemma dell'onnivoro

“La gente ormai sa che il fast-food è cibo di cattiva qualità, ma non sa che per produrlo occorrono una grande quantità di petrolio e di farmaci. Quando mangi fast-food mangi letteralmente petrolio”.
Michael Pollan, Il dilemma dell’onnivoro: cosa si nasconde dietro quello che mangiamo, Giunti Editore 2011.


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lunedì 31 ottobre 2011

OBESITA’ di ieri e di oggi


Nella storia della medicina non mancano osservazioni sull’eccesso di peso, sebbene il drammatico e repentino fenomeno dell’obesità sia esploso di recente per il mutamento dello stile di vita, generato dal benessere della società moderna.
L’esistenza dell’obesità era già nota nel paleolitico, dove compaiono le cosiddette Veneri preistoriche, manufatti  in pietra con evidente accentuazione di alcuni attributi femminili che oltre a simboleggiare un ideale estetico dell’epoca, sembrano indicare lo stretto legame tra stato nutrizionale e fertilità. La più famosa è la Venere di Willendorf, piccola statuetta di 11 centimetri di altezza, con evidente obesità ginoide e seno pendulo.
L’obesità era nota agli antichi egizi dove mummie di ambo i sessi mostrano una corporatura robusta.
Negli scritti medici sia cinesi che tibetani l’obesità veniva già considerata una condizione patologica, causa di malattie e di riduzione dell’aspettativa di vita.
Nel periodo greco-romano, nei testi di Ippocrate si legge: “la morte improvvisa sia di gran lunga più comune nei soggetti naturalmente più pingui di quanto non accada nei soggetti magri”.
Galeno definì due tipi di obesità: una moderata vista come fisiologica,  l’altra smodata vista come uno stato di disobbedienza alle leggi della natura e quindi come malattia.
Nei secoli successivi emergono numerose osservazioni di come questo fenomeno era ristretto alle classi abbienti e nel 1700 veniva intuita, in base all’osservazione, l’importanza della predisposizione genetica e che quindi l’obesità ricorreva frequentemente in determinate famiglie.
Solo nel XX secolo l’obesità viene identificata come una condizione morbosa con molteplici cause e specifiche complicanze.
Oggi l’obesità attrae l’attenzione del mondo scientifico  e dei mezzi di informazione in quanto è considerata una pandemia che dai paesi industrializzati si è diffusa nei paesi in via di sviluppo; inoltre, rappresenta un esempio di difficoltà che l’organismo umano incontra nell’adattarsi a trasformazioni ambientali, sociali, culturali ed economiche troppo rapide per consentire un adeguata risposta evolutiva.

Argomenti in tema di sovrappeso e obesità. Obesità: i molteplici aspetti di un’epidemia di Fierabracci, Pucci, Pinchera  ‎2008, MEDISERVE

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mercoledì 29 giugno 2011

GELATO: Freschezza, dolcezza, sapore, piacere!


Ha origini molto antiche. Nella Bibbia viene citato il primo “mangia e bevi” della storia, quando Isacco offrì ad Abramo una bevanda con il latte di capra misto a neve, mentre la prima descrizione della miscela rinfrescante (bevande con neve e ghiaccio) risale in uno scritto del medico arabo Ibn Abu Usabi'a (1203-1270).

I Cinesi prima, e poi i Greci e i Romani, mescolavano frutta sminuzzata, miele e neve.

Nel Medioevo in Oriente venne inventato un metodo per congelare i succhi di frutta in appositi recipienti pieni di ghiaccio tritato. Ma gli arabi ebbero un ruolo importante tant'è che la parola “sorbetto” viene dall'arabo “scherbet” (dolce neve).

Ufficialmente si afferma che nel Cinquecento, fu Caterina de'Medici andata in sposa al re francese Enrico II, la prima promotrice del gelato, che contribuì a diffondere la conoscenza del gelato tramite uno stuolo di pasticceri e gelatieri fiorentini che la seguirono in Francia e che preparavano gelati all'acqua, i sorbetti.

Il gelato vero e proprio, cioè quello con panna, appare nel 1650, quando un pasticciere inglese, inventò un gelato a base di panna e uova, la cui ricetta rimase a lungo segreta, così che solo alcuni privilegiati e Carlo d'Inghilterra poterono godere di tanta delizia. Cosi chè il gelato si diffuse solo 30 anni più tardi grazie ad un gentiluomo palermitano, Francesco Procopio de' Coltelli, che trasferitosi a Parigi alla corte del Re Sole, aprì il Procope, un caffè che diventò di moda anche perchè offriva sontuosi gelatini ovoidali all'interno di eleganti bicchieri.

In realtà questi gelati settecenteschi si chiamavano ancora sorbetti mentre il termine gelato entrerà in uso nell'Ottocento per indicare due prodotti tecnicamente diversi i “sorbetti subacidi” che avevano come ricetta neve, frutti come limone, cedro, fragole, e i “sorbetti aromatici”, che erano a base di latte con l'aggiunta di cannella, cacao, caffè e pistacchi.

Ed è proprio all'inizio del Novecento che che il gelato diventa il piacere per tutti, e che influenzò il costume degli italiani rapidamente.

Il gelato è un ottimo alimento, anche se in realtà questo giudizio dietetico positivo è condizionato anche dalla qualità e dalla base degli ingredienti adoperati.

Vi sono i gelati:
  • a base di panna o ice-cream, con composto a base di panna, zucchero, tuorli e zucchero, cui viene aggiunto il gusto;
  • a base di latte o ice-milk, sono i gelati alla frutta e consistono di un composto di sciroppo di frutta o succo conservato miscelato al latte;
  • sorbetti, si ottengono da una base di polpa o succo di frutta o di verdura a cui si aggiungono zucchero e acqua o bianco di uovo montato.

É un alimento particolare di cui è difficile dare ragguagli esatti dal punto di vista nutrizionale e calorico, in quanto si correla tutto alla composizione dei loro nutrienti.
Sono gli ingredienti utilizzati per produrre il gelato come il latte, le uova, panna, cacao, frutta e i nutrienti che ne derivano, proteine, zuccheri, grassi, minerali, vitamine, fibra che determinano il valore nutrizionale di questo alimento.

Si passa dall'estrema povertà del ghiacciolo con circa 78-100 Kcal, al gelato alla frutta con circa 150-170 Kcal al gelato alle creme che supera le 300 Kcal.

Insomma le occasioni per gustare un buon gelato sono davvero tante.
Può entrare a far parte di un menù giornaliero sano ed equilibrato.
Può essere consumato come spuntino facendo attenzione alle quantità o saltuariamente può sostituire un intero pasto.

lunedì 6 giugno 2011

ALGHE: tesori racchiusi dal mare

                                    
Antenate delle attuali piante terrestri, apparse circa 1,5 miliardi di anni fa.
Fin dai tempi più remoti, soprattutto nei periodi di carestia, molte popolazioni costiere, dall'Estremo Oriente all'Australia, dalle Ande all'Alaska, fino ai Paesi a noi più vicini, come l'Islanda e la Scandinavia, l'Inghilterra e la Francia, si sono nutrite di alghe.

I cinesi, giapponesi e coreani furono i primi ad utilizzare le alghe, prima come concime per i terreni e successivamente in campo alimentare, medico e cosmetico.

A partire dal 600 a.C. anche i greci le consigliavano per la cura delle ustioni e abrasioni della pelle e come rimedio di disturbi gastrointestinali. Tra gli antichi Romani era diffusa l'alga Nori utilizzata per preparare il “Pane Leaver”.

Le alghe sono classificate in base al loro colore e le più utilizzate sono quelle verdi-azzurre (Cianoficee), brune (Feoficee), rosse (Rodoficee), e verdi (Cloroficee); possono avere una dimensione microscopica come le Chlorelle o il Plancton vegetale, o macroscopiche raggiungendo anche i 60 m di lunghezza, come quelle presenti sui fondali marini.

Le alghe più comunemente utilizzate in cucina sono le wakame, le kombu, le arame, le hijiki, la nori, l'agar-agar, la dulse e la spirulina.

Il valore nutritivo delle alghe è dato dai loro componenti principali: carboidrati (24-60%), proteine (5-70%), grassi (0,05-1,8%), ceneri (3,30%). Un ruolo importante e prezioso è svolto dai sali minerali e dalle vitamine di cui le alghe sono ricchissime.

Le alghe sono perfettamente assimilabili dal nostro organismo, grazie alla loro estrema digeribilità, si possono considerare tra gli alimenti più completi, adatti per compensare gli squilibri alimentari di alcune diete e dell'alimentazione sempre più industrializzata che ha portato ad una massima manipolazione dei cibi depauperizzati soprattutto dei micronutrienti.

Le alghe sono caratterizzate da:
  • basso contenuto di calorie;
  • pochi grassi, e comunque si tratta di acidi grassi essenziali omega-3 e omega-6 (1:1); alcune alghe rosse come la Nori, contengono acidi grassi omega-3 a catena lunga (DHA, EPA) che in alternativa si ritrovano solo nei pesci e molto importanti per la salute;
  • carboidrati rappresentati soprattutto dalle fibre insolubili;
  • alto contenuto di proteine, oltre agli amminoacidi non essenziali sono un ottima fonte di tutti gli amminoacidi essenziali;
  • alto contenuto di minerali, in particolare calcio, ferro, fosforo, iodio, magnesio, manganese, potassio, silicio, sodio, zolfo;
  • alto contenuto di vitamine, del gruppo B, vit C, A, D, E, K

Proprietà delle alghe:
  • disintossicanti: dovuto dalla presenza di una sostanza preziosa come l'acido alginico, polisaccaride contenuto abbondantemente nelle alghe brune; esso, inoltre, ha la capacità di inglobare ed eliminare sostanze tossiche e metalli pesanti presenti nell'organismo;
  • saziante: la presenza di fibre e dell'acido alginico favoriscono l'attività digestiva e aumentando la densità del contenuto gastrico, stimolando il senso di sazietà;
  • antiossidanti e anti-aging: le alghe sono ricchi di vit C, E, beta-carotene, selenio e zinco che favoriscono l'eliminazione dei radicali liberi;
  • antinfiammatorie: per l'effetto combinato di omega-3 e micronutrienti (acido essuronico) quest'ultimo si pensa possa essere la sostanza responsabile della straordinaria resistenza riscontrata dai naufraghi che si sono nutriti di Fitoplancton;
  • anticancerogene: caratterizzato dall'elevato tenore di fucoxantina e fucoidano, due composti che interferiscono con la crescita delle cellule maligne. Inoltre, in laboratorio è stato dimostrato come il fucoidano, presente in abbondanza nelle alghe kombu e wakame è in grado di impedire la crescita di una gran varietà di cellule tumorali, provocando apoptosi (morte cellulare), e contribuisce a creare un ambiente non favorevole ai microtumori e limitarne lo sviluppo;
  • immunostimolanti: pare che il fucoidano aumenta l'attività delle cellule coinvolte nelle difese contro gli agenti patogeni,
  • toniche: migliorano la capacità delle cellule di produrre ed utilizzare energia;
  • rigeneranti: grazie al bilanciato apporto di di amminoacidi, vitamine e minerali favoriscono la rigenerazione dei tessuti;
  • drenanti: i metaboliti dei composti solforati delle alghe sinergizzati dai composti polifenolici esplicano un'azione diuretica.
Un' alimentazione sana e bilanciata non contiene esclusivamente un equilibrato rapporto di carboidrati, grassi e proteine ma deve garantire l'introduzione quotidiana di tutte quelle sostanze (i micronutrienti) che il nostro organismo non è capace di sintetizzare da solo e che sono fondamentali per il trasporto dell'ossigeno, l'eliminazione delle scorie e l'attivazione degli enzimi cellulari.

Per questo le alghe sono un' ottima fonte alimentare di questi micronutrienti e l'unica fonte alimentare di fucoxantina, per cui un loro consumo abituale potrà aiutarci a conservare uno stato di buona salute in un ambiente ormai inquinato.



lunedì 23 maggio 2011

L'importanza dell'alimentazione nell'adolescente che fa sport: dubbi ed errori (parte 2)



?L'alimentazione
Che cosa devo mangiare prima dell'allenamento?
Va bene la bistecca con l'insalata?
Veramente no.
La bistecca, ricca di proteine ma anche di grassi, è proprio l'alimento meno indicato da assumere prima di uno sforzo fisico.

?Il pranzo
Esco da scuola alle 13 e devo andare ad allenarmi alle 15. Posso fare un pranzo completo?
Purtroppo due ore sono insufficienti per digerire un pasto completo.
Nel tuo caso è consigliabile mangiare soltanto un primo (pasta o riso) con condimento semplice, un contorno di verdure, un frutto o uno yogurt.

?I pasti
Come devo distribuire i pasti nel corso della giornata?
E' giusto fare lo spuntino e la merenda?
Un giovane sportivo come te deve fare cinque pasti nella giornata.
Innanzitutto, una buona e ricca prima colazione, uno spuntino a metà mattina, un pasto a mezzogiorno, una piccola merenda e, infine, un pasto serale.

?I dolci
Prima di fare sport posso mangiare tanti dolci?
No.
I carboidrati più indicati prima di fare sport sono gli “amidi” che si trovano, per esempio, nel pane, nella pasta, nei cereali, nei legumi. Questi alimenti sono più adatti a fornire energie facilmente utilizzabili anche per un tempo prolungato. Miele, marmellata e zucchero danno energia, ma solo per tempi brevi. Inoltre, possono sollecitare un effetto “ di rimbalzo” che può portare a una diminuzione della glicemia (livello di zucchero presente nel sangue), con conseguente caduta del rendimento.

?Il pane
Ma se mangio tanto pane e tanta pasta non corro il rischio di ingrassare?
No.
Se la quantità è proporzionale al fabbisogno. Il rischio di ingrassare è legato, piuttosto, all'uso di condimenti molto elaborati che spesso accompagnano pane e pasta, piuttosto che a questi alimenti in sé.

?Le vitamine
E' vero che le vitamine fanno correre più a lungo e più velocemente?
Assolutamente no.
Le vitamine sono sostanze necessarie al nostro organismo. Se osserverai un'alimentazione variata, ricca, per esempio, di frutta, di ortaggi e di latte, il tuo fabbisogno di vitamine sarà ampiamente soddisfatto.
Il tuo nutrizionista o medico ti potrà consigliare preparati vitaminici durante la convalescenza, dopo una malattia, nei periodi di intenso allenamento o in altri casi particolari, ma mai per migliorare una prestazione sportiva. Un vero atleta deve fare affidamento soltanto sulle proprie capacità.
?Il bere
Quando finisco di allenarmi ho una gran sete. Posso bere a piacimento?
Si.
Si può tranquillamente bere, sia durante, sia dopo lo sforzo, purchè si usino bevande fresche, mai ghiacciate. Per gli sportivi è importante bere, comunque, una buona quantità di acqua durante la giornata.

martedì 17 maggio 2011

L'importanza dell'alimentazione nell'adolescente che fa sport (parte 1)


La pratica regolare e costante di attività fisica, associata a corrette abitudini alimentari, rappresenta lo strumento fondamentale per combattere i danni rappresentati dalla sedentarietà che si manifestano soprattutto tra gli adolescenti con conseguenze negative sull'apparato muscolo-scheletrico, cardiocircolatorio, respiratorio, metabolico e perfino psicologico, al fine di mantenere uno stile di vita sano che sarà poi facile mantenere in età adulta.

Per raggiungere un buono stato di forma fisica e quindi poter avere delle prestazioni atletiche soddisfacenti è indispensabile che l'allenamento regolare si accompagni ad un'alimentazione corretta ed adeguata alle attività svolte.

L'alimentazione dei ragazzi e delle ragazze che praticano un'attività sportiva deve assicurare un equilibrio energetico, in modo che le calorie assunte bilancino i fabbisogni giornalieri legati alle normali attività quotidiane, allo studio, all'accrescimento e allo svolgimento dell'attività sportiva, senza enfatizzare quest'ultima in maniera eccessiva.
É inutile rimpinzarsi con dolci, merendine, pizzette, bibite assolutamente non necessarie per compensare l'attività fisica appena svolta, anzi questo comportamento riduce l'effetto positivo della pratica sportiva; bisogna fare attenzione tuttavia anche a non sottostimare il dispendio energetico, poiché uno scarso apporto di energia comporta anche dei deficit di nutrienti essenziali che possono influenzare negativamente il corretto sviluppo psicofisico, lo stato di salute generale e di conseguenza anche il rendimento atletico.

Una alimentazione corretta ed equilibrata deve quindi assicurare una adeguata energia totale giornaliera assicurando i giusti apporti di tutti i principi nutritivi, tutto legato all'età, al sesso, alle attività quotidiane ed alla attività sportiva.

DIECI CONSIGLI PER STARE IN FORMA

  1. Fai dello sport un'abitudine quotidiana
  2. E' necessario che l'alimentazione sia la più variata possibile: impara a mangiare di tutto!
  3. Distribuisci in cinque pasti la tua alimentazione quotidiana e fai sempre una buona prima colazione
  4. Se devi allenarti nel primo pomeriggio, a pranzo mangia un buon piatto di pasta, accompagnato da verdure e frutta
  5. Se hai almeno tre ore di tempo fra il pranzo e l'allenamento, puoi consumare un pasto completo (pasta asciutta, carni preferibilmente bianche e pesce, verdura e frutta)
  6. L'acqua è un nutriente fondamentale, soprattutto per chi fa molto sport. Bevine pure in abbondanza!
  7. La pasta fornisce ottima energia agli sportivi. Mangiala almeno una volta al giorno
  8. La frutta e la verdura sono ricche di minerali e di vitamine: gli sportivi devono consumarle quotidianamente
  9. Latte, yogurt e formaggi sono importanti per la tua crescita: fanne uso tutti i giorni
  10. Nutriti in maniera corretta e pratica sport con regolarità: crescerai armonicamente e in buona salute!

giovedì 5 maggio 2011

Preghiera del Biologo Nutrizionista alla Ragion perduta


Liberaci dalla fendimetrazina, dalla fluoxetina, dalla metformina, dalle benzodiazepine, dalla tiroxina e da qualsiasi altro mix di farmaci prescritti -senza motivazione clinica- per dimagrire.

Svincolaci dai ciclostili e dalle diete in fotocopia e da qualunque prescrizione priva di etica. 

Aizzaci contro i trenta grammi di pasta e i venti grammi di pane, i sessanta grammi di yogurt e qualsiasi altra porzione priva di praticità. 

Discostaci dalla monotonia di bistecca e insalata, dalle barrette, dalle polveri, dalle capsule, dalle soluzioni e da qualsiasi altra cosa commestibile, che non sia cibo.

Distoglici dal nutrizionista che non si qualifichi e non sottoscriva la propria prescrizione.

Allontanaci da colui che vende ciò che consiglia.

Ragione,
infine guida me stesso a non anteporre la nozione alla saggezza, la scienza all'arte e l'intelligenza al buonsenso, a non trattare le persone come casi e a non rendere la dieta più penosa dello stesso sovrappeso.

(Liberamente e indegnamente ispirata alla Preghiera di Sir Robert Hutchinson)

Pubblicato nel blog della mia cara collega Tiziana Stallone

domenica 10 aprile 2011

TANTO RUMORE PER NULLA (la legge396/67 stabilisce l'oggetto della professione del Biologo Nutrizionista: valutazione dei bisogni nutritivi ed energetici dell'uomo e a consigliare conseguentemente le opportune diete)


È proprio così, tanto rumore si è levato dopo la pronuncia della sentenza n.
3527/2011 della I sezione civile del Tribunale di Roma. I colleghi medici
hanno gridato alla riaffermazione del ruolo centrale del medico nella cura
delle malattie e che sarebbe stato sventato il tentativo dell’ONB di ottenere
un pronunciamento che potesse attribuire alla categoria professionale dei
biologi competenze esclusive del medico nelle fattispecie inerenti la
prescrizione di diete. E ancora si grida da parte medica che consentire ai
biologi di sostituirsi ai medici nella prescrizione di diete avrebbe significato
demolire (addirittura) la figura del medico quale garante del bene salute.

Perché diciamo tanto rumore per nulla? Lo diciamo perché i biologi non
hanno mai pensato e non pensano di sostituirsi al medico nella cura
delle patologie e hanno sempre detto chiaramente e lo dicono ancora che
non pensano e non hanno mai pensato di essere abilitati ad
accertamenti di stati patologici e di pretendere di curarli con la
prescrizione di diete.
Ciò che i biologi rivendicano e lo si legge in maniera inconfutabile
nell’autorevole parere del Ministro della Salute del 15/12/2009, è di
potere stabilire in maniera autonoma le diete necessarie per mantenere
l’individuo in buona salute, valutando non solo le caratteristiche
nutrizionali dei vari alimenti, ma altresì se sia il caso di ricorrere ad
integratori alimentari.

Se invece il cliente sospetta di presumere di essere affetto da una qualche
patologia e vorrebbe dal biologo consigli alimentari per curarla, è ovvio che
il biologo lo rinvierà al medico perché accerti, con le sue competenze, se il
soggetto è affetto da una qualche patologia quale essa sia e solo dopo questo
accertamento potrà consigliare, determinare, proporre, suggerire, e di certo
prescrivere la dieta che consenta, unitamente ai farmaci consigliati dal
medico, il recupero dello stato di benessere.
Stupisce che i colleghi medici e purtroppo anche il Giudice unico del
Tribunale di Roma si attardino a discutere se possa essere utilizzato dai
biologi il verbo “prescrivere” e dare quindi al cliente delle prescrizioni. Nella
lingua italiana il verbo “prescrivere” è sinonimo di stabilire, determinare e
talvolta consigliare. Non per nulla nel linguaggio comune si dice: “Il medico
mi ha consigliato queste medicine”, come altrettante volte si può dire: “Il
medico mi ha prescritto determinati farmaci”.
E l’equivalenza dei termini prescrivere, determinare, consigliare, risulta dal
fatto indubitabile che nessuno può imporre l’assunzione o l’uso di un
farmaco o il rispetto di una dieta. Ogni “prescrizione” vale per il paziente
come un invito, un consiglio a tenere un certo comportamento, ma il paziente
rimane arbitro indiscusso della scelta se utilizzare o meno i consigli del suo
medico.
Come si vede, quindi, attardarsi a discutere se il biologo possa “prescrivere”
o se lo possa fare solo il medico equivale a un’inutile perdita di tempo
perché ogni prescrizione non ha mai carattere imperativo e cogente , ma si
presenta all’uomo come un consiglio sia pure autorevole, ma pur sempre un
consiglio, che può essere disatteso secondo l’autonoma e inviolabile
decisione del soggetto a cui si rivolge.
 
Deve essere chiaro, quindi, che la sentenza n. 3527/2011 del Giudice
unico non ha modificato di una virgola la situazione preesistente:
l’accertamento e la cura delle patologie spettano al medico.
dal medico anche con una dieta adeguata, questa può essere consigliata dal
biologo, che ha, per legge, la competenza a valutare i bisogni nutritivi
dell’uomo sino al punto da giudicare se sia il caso, oltre che consigliare e
sconsigliare determinati cibi, di ricorrere a integratori alimentari.
Se l’individuo è invece in buona salute e vuole restarci o vuole intraprendere
un’attività sportiva, può indifferentemente rivolgersi tanto al medico quanto
al biologo perché in questo caso non viene in rilievo l’accertamento e la cura
di nessuna patologia.

Ma se così stanno le cose c’è da chiedersi che cosa ha stabilito la sentenza n.
3527/2011 che ha scatenato l’entusiasmo dei colleghi medici?

La sentenza ha semplicemente stabilito che il prof. Del Toma Eugenio, che
era stato ritenuto dall’Ordine responsabile di avere usato espressioni
ingiuriose nei confronti dei biologi nutrizionisti, si era limitato in realtà a
manifestare un’opinione soggettiva e peraltro l’opinione che il prof. Del
Toma aveva sostenuto “rientra nell’espressione – come si legge nella
sentenza - del diritto di libera manifestazione del pensiero, di opinione e di
critica sui fatti che interessano il pubblico”. Il prof. Del Toma, quindi, non è
stato ritenuto dal Giudice unico responsabile di espressioni ingiuriose e
diffamatorie, anche se l’Ordine Nazionale dei Biologi si riserva di valutare,
tramite i suoi legali, la correttezza della decisione assunta e di valutare se
procedere ad appello. In breve l’oggetto della decisione è stato il
Se la patologia accertata può essere fronteggiata oltre che con i farmaci suggeriti
riconoscimento che le opinioni espresse dal prof. Del Toma non erano
offensive – a giudizio del Tribunale – nei confronti dei biologi.
Ma, per quanto attiene alle competenze dei biologi nulla è stato cambiato.
Valga quanto si legge a conclusione della sentenza: “Il biologo può solo
elaborare determinate diete (il giudice ha cura di precisare “non prescrivere”,
malgrado come si è visto, ciò non significhi proprio nulla), quindi
riprendiamo “il biologo può solo elaborare determinate diete sia nei
confronti di soggetti sani sia di soggetti cui è stata diagnosticata una
patologia, solo previo accertamento delle condizioni fisiopatologiche
effettuate dal medico chirurgo e altresì il biologo può autonomamente
elaborare profili nutrizionali al fine di proporre alla persona che ne fa
richiesta un miglioramento del proprio benessere”.
“In tale ambito - continua il Giudice unico - può suggerire o consigliare
integratori alimentari stabilendone o indicandone anche le modalità di
assunzione che è sempre cosa diversa dalla prescrizione della dieta come
atto curativo, che rimane sempre un’attribuzione esclusiva del medico”.
L’Ordine dei biologi sottoscrive l’affermazione che gli atti curativi
appartengono al medico e che l’accertamento delle patologie spetta al
medico, si rallegra che nella stessa sentenza sia riconosciuta la competenza
del biologo a elaborare in maniera autonoma profili nutrizionali e proporli
alla persona che ne fa richiesta (cioè il cliente), ai fini del miglioramento del
proprio benessere e della propria salute.
Non dubita che, una volta che sia stata accertata dal medico una patologia, il
cliente possa scegliere in condizioni di libertà se, oltre ai farmaci, utilizzare
cautele alimentari e cibi appropriati alla sua patologia e possa quindi
rivolgersi indifferentemente, a tal fine, sia al medico che al biologo.
Come dicevamo prima tanto rumore per nulla e i colleghi medici, anziché
arroccarsi e rinchiudersi nel fortilizio dove sventola la bandiera dell’atto
medico, portino rispetto agli altri professionisti che acquisiscono,
frequentando corsi universitari ricchi di insegnamenti in parte uguali a quelli
dei medici, competenze altrettanto valide di quelle che acquisiscono i medici
insieme ai quali possono contribuire al mantenimento di un adeguato livello
di benessere e di salute della collettività.
Ma mi raccomando, sottovoce, senza fare troppo rumore.

Roma, 5 aprile 2011
                                                                                                          IL PRESIDENTE

                                                                                                      Dott. Ermanno Calcatelli

sabato 5 marzo 2011

OBESITA' INFANTILE: stralcio della relazione tenuta in occasione della giornata della salute organizzata dall'Associazione Mondo Bimbo di Roma



La salute rappresenta l'obiettivo raggiunto a seguito di una buona prevenzione, attuata mediante una corretta alimentazione nei primi periodi della vita, dato che il comportamento alimentare si delinea nell'infanzia, per cui è necessario agire ed educare sin dai primi anni di vita.

Il miglioramento delle condizioni socio-economiche, associato allo stile di vita sedentario, il passaggio da una dieta “povera”, con alimenti tipici della dieta mediterranea, al modello di consumo occidentale industrializzato, hanno determinato di conseguenza un aumento dei fattori di rischio da eccesso o squilibrio di assunzione di sostanze nutrienti e non, le cui ripercussioni a distanza non vanno trascurate; oltre ad implicazioni psicologiche e sociali del bambino.

Un primo passo è rappresentato dalla presa di coscienza che nel nostro paese il problema del sovrappesoo dell'obesità infantile esiste e che rappresenta un fattore di rischio per l'insorgenza di patologie cronico-degenerative in età adulta (diabete mellito tipo II, ipertensione arteriosa, malattie cardio e cerebro-vascolari, dismetabolismi, cancro della mammella e del colon retto, ecc...), che oggigiorno rappresentano la principale causa di decessi e richieste di assistenza sanitaria.

Molte di esse, come indicato dall'OMS, sono attribuibili a comportamenti e stili di vita che si instaurano sin dalla giovane età, tra cui una scorretta alimentazione, poca attività fisica e un eccesso di peso.

Per comprendere la dimensione di questo importante fenomeno in Italia, nel 2007, il Ministero della Salute in collaborazione con il Ministero della pubblica istruzione e coordinato dall'ISS in collaborazione hanno promosso e finanziato il progetto “Sistema di indagini sui rischi comportamentali in età 6-17 anni”, e nell'ambito di questo progetto è stato sviluppato “OKkio alla Salute”, con l'obiettivo di definire un sistema di sorveglianza dello stato ponderale, delle abitudini alimentari e dell'attività fisica nei bambini delle scuole primarie (6-10 anni) in grado di fornire dati epidemiologici utili alla promozione di interventi da sanità pubblica.
Prevede una periodicità di raccolta dati biennale la prima si è avuta nel 2008 e la seconda raccolta dati nel 2010, su un campione di circa 45000 bambini distribuiti in quasi tutte le regioni italiane.
Le due raccolte dati confermano livelli preoccupanti di eccesso ponderale con dati pressocchè sovrapponibili: circa il 23% risultavano in sovrappeso e l'12% risultavano in condizione di obesità. Complessivamente i bambini che presentano uno stato di eccesso ponderale raggiungono il 36%. Si evidenziano, inoltre, percentuali tendenzialmente più basse nell'Italia settentrionale e più alte nel Sud.
Sono emersi, inoltre, una serie di errate abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e che predispongono all'aumento di peso, specie se concomitanti. Tra le cattive abitudini emerse troviamo:
  • Mancanza della prima colazione
    Vari studi hanno osservato che uno dei fattori di rischio per l’insorgenza del sovrappeso nei bambini è rappresentato dall’abitudine a non consumare la prima colazione, cui spesso si associa la tendenza ad assumere alimenti in maniera frammentaria nel corso della mattinata e con un apporto calorico complessivamente maggiore.
  • Colazione non adeguata (ossia sbilanciata in termini di carboidrati e proteine)
  • Merenda di metà mattina troppo abbondante
    In via sperimentale, e solo in alcune scuole secondarie di secondo grado delle regioni Emilia Romagna, Lazio e Puglia, è stato realizzato il progetto “Frutta Snack” nell'ambito del programma Guadagnare Salute, che ha visto la distribuzione di frutta fresca, yogurt e succhi di frutta non zuccherai attraverso speciali distributori automatici al fine di favorire fuori pasto sani e gustosi tra gli studenti e promuovere una sana alimentazione. É previsto sempre nell'ambito del protocollo d'intesa tra il Ministero della Salute e il Ministero della pubblica Istruzione, il consumo di frutta anche in alcune scuole primarie.
  • Consumo inadeguato di frutta e verdura
    Il consumo di adeguate quantità di questi alimenti assicura un rilevante apporto di vitamine, fibre e sali minerali, e consente di ridurre la densità energetica della dieta.  É emersa peraltro, un’associazione tra il consumo di frutta e i livelli di prevalenza di sovrappeso e obesità nei bambini.
  • Consumo abituale di bevande zuccherine e/o gassate
    In letteratura è stata evidenziata un’associazione tra il consumo di bevande zuccherate e l’obesità nei bambini.
  • Una dieta a elevato contenuto calorico, è associata nei bambini a un aumento del peso corporeo che tende a conservarsi fino all’età adulta.
Una dieta qualitativamente equilibrata, in termini di bilancio fra grassi, proteine e glucidi, e un’adeguata distribuzione dei pasti nell’arco della giornata contribuiscono a determinare e mantenere un corretto stato nutrizionale.

Per quanto riguarda l'attività fisica, i dati hanno evidenziato che i bambini fanno poca attività fisica e solo 1 su 10 ha un livello di attività fisica pari a 1 ora al giorno, come raccomandato per la sua età, e molti eccedono ampiamente nell'uso della TV che spesso si ritrova anche in camera e dei videogiochi, dove si pratica il desk-eating.

Per tali motivi, si consiglia che i bambini svolgano ogni giorno almeno 1 ora di attività fisica, includendo l'attività motoria svolta a scuola, quella strutturata con personale specializzato e il gioco all'aperto.

Si tratta di fattori che apparentemente riconducibili a scelte personali potenzialmente modificabili a livello individuale, ma in realtà fortemente ancorate a complesse dinamiche collettive che coinvolgono ampi settori della società, delle famiglie alle scuole, dalle istituzioni sanitarie alle organizzazioni sociali e ai mass media.
La letteratura scientifica, infatti, mostra sempre più chiaramente che gli interventi coronati da successo sono quelli integrati (con la partecipazione delle famiglie, scuole, operatori della salute e comunità) e multicomponenti di promozione non solo di una sana alimentazione ma anche di attività fisica e la diminuzione della sedentarietà.

Il bambino educato ad alimentarsi in modo variato ed equilibrato potrà mantenere da adulto questa buona abitudine, a tutto vantaggio del suo stato di salute.
Pertanto è importante intervenire attraverso la prevenzione, e farlo sui giovani rappresenta un investimento per la salute di oggi e del futuro.