lunedì 17 dicembre 2012

Post-it CUCINA IN TEMPO DI CRISI




“Credo possa essere utile a tutti. In particolare mi auguro sia di aiuto a quelle famiglie colpite dalla grande crisi economica che il mondo attraversa in questo momento, ben sapendo che questi periodi di magra hanno carattere ciclico.
Spero poi che possa aiutare anche i tanti che in crisi ci nascono e ci passano tutta la vita.
Infine confido che sia buon consigliere anche per chi non ha mai avuto problemi di denaro ma vuole dare il proprio contributo alla salvezza del pianeta evitando di avviare al ciclo dei rifiuti quegli avanzi che non solo sono riutilizzabili ma, come diremo, possono diventare più gustosi dei piatti da cui traggono origine”.
Lo scrittore appassionato per i fornelli ha raccolto una serie di ricette sfiziose, semplici ma soprattutto economiche passando per i “falsi in cucina” , cugini “poveri” dei piatti nobili, alla pratica virtuosa del riciclo degli avanzi.

Per approfondimenti:
R. Agnello — Cucina in tempo di crisi — Valentina Edizioni, 2012
Articolo scritto su la Scuola di Ancel, visita anche il sito: www.lascuoladiancel.it

domenica 2 dicembre 2012

Corso: Bioimpedenziometria e adipometria nella nutrizione applicata


"Bioimpedenziometria e adipometria nella nutrizione applicata" Corso teorico-pratico di composizione corporea organizzato dall'Associazione Biologi Nutrizionisti Italiani A.B.N.I svoltosi a Roma il 30 Novembre ed il 1 e 2 Dicembre 2012.

martedì 6 novembre 2012

QUESTIONE ACIDO PERFLUOROTTANOICO (PFOA): pentolame antiaderente e non solo

Da anni si discute sulla tossicità dell’acido perfluoroottanoico (PFOA), sostanza non presente in natura ma utilizzata in molte applicazioni industriali e nei beni di consumo. Una sua applicazione molto importante è per la realizzazione del pentolame antiaderente, a volte, il PFOA resta in tracce nella parte interna della pellicola antiaderente. Il PFOA è un emulsionante, utilizzato per dare omogeneità al composto antiaderente, ma quando si raggiungono le alte temperature, si volatilizza nell’ambiente dove persiste e si accumula nelle acque, negli animali e quindi entra nella catena alimentare  interessando potenzialmente tutta la popolazione.
In letteratura numerose evidenze condotti sui ratti dimostrano come un esposizione cronica di PFOA può avere conseguenze dannose per la salute e provocare danni al fegato, al sistema riproduttivo e aumentare l’incidenza sui tumori. Non è chiaro se questi risultati abbiamo qualche rilevanza sulla salute umana, ma gli studi sono ancora in corso. Ciò che è chiaro è che il PFOA è presente anche nel sangue e nei tessuti umani, per cui entra nell’organismo e occorrono molti anni prima che possa liberarsene.
Per tali ragioni nel gennaio 2006 il Dr. Stephen L.Johnson, Amministratore delegato dell’ Agenzia per la Protezione Ambientale Statunitense (EPA) ha invitato agli otto produttori mondiali di PFOA ad aderire volontariamente ad un programma di riduzione progressiva delle emissioni ambientali di acido perfluorottanoico (PFOA). La partecipazione al programma prevedeva l’impegno a raggiungere una riduzione del 95% delle emissioni di PFOA entro il 2010 rispetto ai valori del 2000, fino alla totale eliminazione entro il 2015.
La DuPont, uno dei più grandi produttori mondiali e che per prima negli anni ’60 ha brevettato il materiale antiaderente, il Teflon, ha comunicato che si atterrà all’invito rivolto dall’EPA.  
Formalmente anche le altre aziende hanno aderito, e forniscono periodicamente all’agenzia i risultati dei loro progressi.
Le autorità sanitarie intervenute, dalla Food and Drugs Administation (FDA) all’European Food Safety Autorithy (EFSA) passando per la French Food Safety Agency (AFSSA) escludono che l’utilizzo di pentole rivestite sia rischioso in quanto l’esposizione al PFOA è bassa o inesistente.
I dati dell’EFSA insieme ad atre ricerche confermano che non è stato misurato PFOA al di sopra di 0,1 microgrammi per m² di rivestimento antiaderente, dando parere favorevole all’impiego del suddetto pentolame.
Confortata sulla sicurezza sull’uso del pentolame antiaderente, mi chiedo: ma quanto ci dobbiamo preoccupare sulla presenza e persistenza ambientale di PFOA utilizzata per la produzione di altri beni di consumo? 
A tal proposito il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (COTAM) dell’EFSA ha sottolineato la necessità di elaborare metodi di analisi validati e di raccogliere dati sulla presenza di PFOA negli alimenti (in particolare il pesce e i prodotti ittici) , nei mangimi, nell’aria, nell’acqua ma anche in altre vie di esposizione correlate agli alimenti, per quanto modeste, come l’acqua potabile, materiali d’imballaggio per alimenti (sacchetti di popcorn per microonde) e per l’appunto il pentolame antiaderente, per una valutazione del rischio più sicura.
Nonostante le difficoltà incontrate per effettuare una valutazione del rischio completa data dalla mancanza di omogeneità dei dati sull’esposizione alla suddetta sostanza, e nell’attesa di ulteriori ricerche al fine di valutare i rischi per l’uomo, il gruppo di esperti ha fissato sulla base dei dati scientifici a disposizione una TDI (dose giornaliera ammissibile) per il PFOA pari a 1,5 microgrammi (1500 nanogrammi) per chilogrammo di peso corporeo al giorno.
Il gruppo di esperti dell’EFSA ha concluso che la popolazione Europea non dovrebbe subire effetti negativi sulla salute, in quanto l’esposizione alimentare di PFOA resta entro i limiti della dose giornaliera ammissibile; ma saranno necessari ulteriori ricerche per valutare la pericolosità sulla salute umana.   

Fonti:

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martedì 9 ottobre 2012

Post-it – A tavola con Omero

L’essere umano si ritiene superiore agli altri esseri viventi, anche perché ha imparato a cucinare e a godere dei piaceri della tavola. Cucinare e ridere, si può dire, sono le due azioni che distinguono l’uomo dagli animali.
Ma quando l’uomo ha riso per la prima volta? E quale è la cucina più antica del mondo?”
Le antiche ricette di cui siamo a conoscenza sono quelle di Apicio (De re coquinaria), redatte nel IV secolo d.C., che ci svelano i segreti della cucina romana. Ma anche i Greci, e soprattutto gli abitanti della Magna Grecia, avevano elaborato una cultura gastronomica; e ci hanno pure tramandato informazioni sul modo di cucinare. Si ha infatti la notizia di un certo Mithekos, un cuoco siracusano vissuto circa 400 anni prima di Cristo; ma il pezzo forte, o meglio il piatto forte, ce lo offre Ateneo di Naucrauti con la sua raccolta I sapienti a banchetto (I Deipnosofisti).

Prezioso libretto ricco di curiosità, ricette e aneddoti delle antiche tradizioni culinarie greche e romane, alla scoperta di piatti che non conosciamo o che ci sono già famigliari ma che imbandivano le tavole di mille e mille anni fa.

Per approfondimenti:
L. Del Corno — A tavola con Omero — Rizzoli, 2007

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lunedì 1 ottobre 2012

Post-it – La civiltà della forchetta



L’economia e l’antropologia dell’alimentazione risentono anche direttamente dei grandi avvenimenti politici, dei mutamenti dell’assetto territoriale dei regni, delle grandi scoperte, degli esiti delle guerre, delle fortune e delle sconfitte degli Stati e anche degli accordi mercantili che una vera e propria classe sociale, quella dei mercanti internazionali, riusciva a stipulare nonostante le frequenti guerre e le differenze religiose che, soprattutto in età moderna, dividevano l’Europa.
I mercanti infatti non scambiavano solo merci e denaro, ma anche idee e soprattutto mode, usi e costumi, compresi i modi di cucinare; essi abitavano per anni lontano dal loro paese, portavano con sé servi e cuochi, ma quando tornavano a casa anche i servi e i cuochi avevano appreso molte cose e qualcuno di essi si fermava nella città ospite a esercitare la sua arte.



Attraverso un lungo viaggio, dal Medioevo al Settecento, lo storico Giovanni Rebora racconta di una civiltà alimentare in continua evoluzione, tra scoperte gastronomiche e i nuovi modi di stare a tavola.

Per approfondimenti:
G. Rebora – La civiltà della forchetta – Laterza, 2006

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venerdì 14 settembre 2012

Post-it – Donne di corsa

Non si tratta di un libro sul femminismo o sulla condizione sociale della donna. In questo testo s’indaga in una sfera molto più privata della vita femminile: la salute e il benessere (attuale e futuro).
Una donna moderna non può non mettere la sua salute, fisica e mentale, ai primi posti delle cose importanti della vita. L’invito rivolto alle donne del terzo millennio è proprio quello di considerare lo sport in generale, e la corsa in particolare, una delle priorità della vita di tutti i giorni. Lo scopo è quello di assicurarsi le migliori premesse per una vita in buona salute, ricca di energia ed entusiasmo, e coronata da una vecchiaia altrettanto luminosa. La tesi di questo libro è: correre per stare bene e invecchiare meglio.

Consiglio questo libro a tutte le donne che vogliono prendersi cura di se stesse ed hanno nei propri confronti un forte senso di responsabilità ma che devono conciliare i tempi e le difficoltà degli impegni lavorativi e familiari.
Auguro a tutte buona lettura, con la speranza che possiate scoprire come è possibile affrontare la salutare pratica sportiva con la routine di tutti i giorni.
Per approfondimenti
M. G. Albanesi — Donne di corsa — Thea, 2007

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mercoledì 6 giugno 2012

Le erbe aromatiche: l’ORIGANO


L’origano (Origanum vulgare), appartiene alla famiglia delle Laminacee e Labiate. L’origano annovera circa 35 specie di perenni. L’altra specie più comune dell’origano è la Maggiorana (Origanum majorana) e si differenzia dal primo sia perché nelle nostre regioni è molto raro trovarla allo stato selvatico sia per le infiorescenze, e sia per il profumo più delicato che emana.

Il termine origano deriva dal greco oros “monte” e ganos “splendore”. Originario dell’Europa e dell’Asia centrale.
Pianta spontanea che nasce in montagna e nelle regioni meridionali.

Conosciuto ed apprezzato da tempo immemorabile, già all’epoca degli antichi Egizi.
Citato dal filosofo Teofasto (371-287 a.C.) nella sua Historia Plantarum, l’origano veniva utilizzato nell’antica Grecia per preparare ghirlande con cui venivano incoronati gli sposi e per propiziare la pace agli spiriti dei trapassati piantandolo sulle loro tombe.

Uso in cucina
Erba aromatica utilizzata come condimento: le foglie e i fiori servono come odore per formaggi, insalate, minestre, minestroni, zuppe, piatti di patate e zucchine, carni alla pizzaiola, pesce, zuppe di pesce, pomodori farciti, salse di vario genere e rappresenta un insostituibile ingrediente della pizza napoletana. Viene inoltre utilizzata per preservare il brodo.
Le foglie si utilizzano fresche o essiccate. Le sommità fiorite si impiegano fresche o si fanno essiccare, in mazzi appesi all’ingiù, in locali ben aerati al riparo dal sole.
L’origano entra nella composizione di liquori digestivi.

Principi attivi
L’olio essenziale dell’origano viene ricavato dalle foglie e contiene principalmente fenoli (timolo, carvacrolo, carnosolo), principi amari, acido tannico e resine, acido vanillico.

Benefici
L’origano, come altre erbe aromatiche molto rappresentate nella cucina mediterranea (rosmarino, salvia, timo, salvia, prezzemolo), contiene un particolare olio essenziale il carnosolo con dimostrate proprietà antitumorali in numerose neoplasie sia solide che ematologiche. Inoltre, il carnosolo svolge un’attività di regolazione delle proteine che regolano l’apoptosi (morte cellulare programmata).

Curiosità
Secondo la leggenda, la scoperta delle proprietà medicamentose dell’origano si deve alla cicogna, che usava cibarsene dopo aver ingerito cibi tossici. Non è un caso se la Facoltà di Medicina di Parigi reca nel suo stemma proprio l’immagine di tre cicogne d’argento ciascuna con un rametto di origano nel becco.

Johnson JJ., Carnosol: a promising anti-cancer and anti-inflammatory agent. Cancer Lett. 2011; 305(1):1-7.

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giovedì 3 maggio 2012

Dessert alla frutta: Limone e arance alla cannella

Dessert di facile preparazione, ipocalorica e nutraceutica
Ingredienti (a porzione)
½ Arancia rossa
½ Limone o Pompelmo
1 punta di cucchiaino di Cannella
½ cucchiaino di Miele
30g Noci fresche
Preparazione
Lavare bene le bucce degli agrumi, meglio se non trattate o biologiche.
Tagliare a fette sottili le arance e i limoni e disponetele nel piatto alternando le fette di arance e quelle di limone creando una ciambella.
Spolverizzare la cannella
Far cadere a pioggia le mandorle tritate ed in ultimo, condirle con il miele creando tanti filamenti aiutandoci con una forchetta.
Proprietà nutraceutiche dei principali ingredienti
Gli agrumi. Oltre all’eccellente fonte di vitamina C e di minerali, gli agrumi contengono numerose sostanze fitochimiche (un gruppo di polifenoli chiamati flavanoni), responsabili degli effetti antitutumorali e antiscorbuto. Una particolare molecola contenuta negli agrumi, l’esperidina, chiamata anticamente “vitamina P”, (P come permeabilità), permette di mantenere integri i vasi sanguigni, aumentando la tonicità e riducendo la permeabilità, che spesso è causa di processi infiammatori, e quindi un valido aiuto nella prevenzione del cancro.
Miele. La maggior parte degli effetti biologici sono dovuti principalmente alla presenza di composti bioattivi di origine vegetale, quali acidi fenolici e flavonoidi. Recenti ricerche hanno centrato l'attenzione sulla crisina, flavonoide caratteristico del miele di acacia. Diversi studi hanno mostrato come la crisina svolga un'azione antiossidante, antinfiammatoria e pro-apoptica (inducendo la morte delle cellule tumorali), ed interferisce con la progressione del ciclo cellulare.
Noci fresche. 30g di noci fresche contengono 2,6 grammi di acido alfa linolenico (LNA), un omega-3 di origine vegetale. Gli omega-3 svolgono un importante ruolo di protezione per le malattie cardiovascolari: riducendo il rischio di aritmie cardiache, causa di morte improvvisa; abbassando i livelli dei lipidi nel sangue e quindi il rischio di formazione di placche ateroschlerotiche. Inoltre, riducono la produzione di molecole infiammatorie che alterano il sistema immunitario e favoriscono lo sviluppo del cancro.

Per approfondire le proprietà nutraceutiche:
R. Béliveau, D. Gingras – L’alimentazione anti-cancro – Sperling & Kupfer Editori
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martedì 24 aprile 2012

Le spezie asiatiche: la CANNELLA


La cannella, conosciuta anche come cinnamomo (Cinnamomum zeylancum, Cinnamomum aromaticum, Cinnamomum verum), appartiene alla famiglia delle Lauracee. Albero sempreverde, alto 10-15 m, con una corteccia bruno chiaro, cartacea, foglie coriacee e glabre, lunghe fino a 18 cm, e piccoli fiori giallastri riuniti in pannocchie ascellari e terminali.  
Originaria dello Srì Lanka (l’antica Isola di Ceylon), il maggior produttore mondiale, ma viene coltivata anche in India, Brasile, Indonesia e nelle Seicelle, dove si è naturalizzata.
I noti bastoncini sono la corteccia essiccata, quindi dal fusto e dai ramoscelli, che, un volta liberati del sughero esterno e trattati, assumono il classico aspetto di una piccola pergamena color nocciola di colore chiaro, forte odore aromatico e gusto piccante.

Predilige climi tropicali e marittimi a bassa altitudine e terreni sabbiosi.

La cannella è una delle preziose spezie orientali del mondo antico, era già usata dagli antichi Egizi nel 3000 a.C. per le imbalsamazioni.  Nel bacino del Mediterraneo la cannella era nota per il suo alto valore già nell’epoca classica, e lo stesso Plinio ne lamentava il prezzo esorbitante. Nel Medioevo in quanto a popolarità era seconda solo al pepe nero, era uno dei costosi doni che i nobili facevano a re e regine come simbolo di prestigio. I suoi princìpi venivano utilizzati per fini terapeutici, mentre per le qualità aromatiche la rendevano immancabile nella cucina di corte, assieme al pepe.
Nell’Ottocento era una delle quattro spezie considerate nei libri di cucina quando si parlava di “un pizzico di spezie o di droghe” (le altre erano noce moscata, chiodi garofano e pepe).

Oggi la cannella è apprezzata non solo per la sua aroma, ma anche per i suoi effetti sull’organismo.

Uso in Cucina
È preferibile acquistare la cannella in stecca perché la polvere può contenere della corteccia di altri alberi mono pregiati.
La normale cannella in stecche va sbriciolata o polverizzata prima dell’uso a meno che non sia direttamente indicato nella ricetta.
Molto aromatica, dolce e gradevole e solo raramente amara o astringente, ha un profumo molto fragrante; per distillazione si ottiene una quantità minima di olio, molto aromatico.
Per il suo sapore molto particolare è indicata sia per piatti dolci sia salati: è gradevole soprattutto con il riso, nei pani speziati, nelle composte di frutta (soprattutto quelle a base di pera), nei dessert, nei dolci, e nelle bevande al cioccolato. Un tempo si spargeva un pizzico di cannella sulla panna montata, per attutire il sapore dolciastro. Veniva anche usato nella birra e nel vino e ancora oggi è apprezzata nel vin brùlé, che si può preparare facendo bollire 150 ml di acqua in una casseruola con una stecca di cannella, un pezzetto di zenzero essiccato e pestato, 8 chiodi di garofano qualche pezzetto di scorza di arancia e 75g di zucchero, si uniscono quindi 750 ml di vino rosso, portando questa miscela quasi ad ebollizione prima di servire.

Principi attivi
I principi attivi sono cromo, polifenoli (proantocianidine), aldeide cinnamica chemio protettivo per la carcinogenesi del colon-retto.

Benefici
Complessa azione nutraceutica dovuta agli oltre 80 composti aromatici e terpenici.
Evidenze scientifiche in vitro e in vivo, suggeriscono che la cannella ha proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, antitumorali, antipertensive, antimicrobiche. Inoltre, studi su animali hanno dimostrato forti proprietà ipoglicemizzanti.

Wainstein J, Stern N, Heller S, Boaz M., Dietary cinnamon supplementation and changes in systolic blood pressure in subjects with type 2 diabetes., J Med Food. 2011 Dec;14(12):1505-10. Epub 2011 Aug 23.
Jayaprakasha GK, Rao LJ., Chemistry, biogenesis, and biological activities of Cinnamomum zeylanicum., Crit Rev Food Sci Nutr. 2011 Jul;51(6):547-62. Review

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martedì 13 marzo 2012

Le spezie asiatiche: la Curcuma



La curcuma (Curcuma longa), pianta tropicale appartenente alla famiglia delle Zingiberacee. Si tratta di piante erbacee, perenni, dotate di rizoma e coltivate prevalentemente nelle regioni tropicali. La pianta della curcuma è caratterizzata da foglie lunghe a forma ovale, mentre i fiori sono raccolti in spighe e i frutti formati da una capsula divisa interamente in tre piccoli scomparti, che contengono numerosi piccoli semi. La curcuma si ricava dal grosso rizoma ovoidale, con la polpa arancio brillante, nella cui parte inferiore si originano numerose radichette. I rizomi, vengono fatti bollire per parecchie ore e fatti seccare in grandi forni, dopodiché vengono schiacciati  fino ad ottenere una polvere  giallo-arancione che viene comunemente utilizzata come spezia nella cucina del Sud Asia (India e Indonesia).
In genere viene esportata intera, ed essiccata e macinata nei paesi consumatori.
 Il suo nome deriva dalla lingua persiana-indiana e precisamente dalla parola Kour Koum, che significa zafferano; infatti la Curcuma è anche nota col nome di Zafferano delle Indie o zenzero giallo.
Non bisogna confondere la curcuma con il curry, in quanto quest’ultimo non è una spezia, ma una miscela di spezie diverse, nella quale la curcuma è presente in grandi quantità.

La curcuma faceva già parte dei 250 medicamenti vegetali menzionati in una serie di trattati medici risalenti a circa 3000 anni prima di Cristo, scritti su tavolette di pietra e raccolte dal re Assurbanipal (669-627 a.C.), “L’erbario di Assiria”, come l’ha chiamato il suo scopritore, l’inglese R.C.Thompson.
Nei paesi del sud-Asia e soprattutto in India è conosciuta ed utilizzata da almeno 5.000 anni, come medicina, spezia, e per colorare le lunghe vesti dei monaci buddhisti; era considerata sacra in quanto aveva anche una funzione religiosa.
La curcuma era particolarmente diffusa nella regione di Okinawa, situata nelle isole a sud del Giappone, come medicinale, spezia e colorante. L’isola celebre per la longevità (86 anni per le donne e 77 per gli uomini) e per il numero singolarmente alto di ultracentenari (34 ogni 100.000 abitanti, contro 10 per 10.000 abitanti in America); sono proprio gli abitanti di Okinawa ad attribuirgli l’eccezionale potere salutare.
Ancora oggi la curcuma fa parte dell’alimentazione quotidiana degli indiani, che ne consumano in media 1,5-2g al giorno.

Uso in Cucina
Per un uso salutistico è sufficiente di riuscire ad integrarla nella nostra dieta quotidiana. Si può aggiungere a fine cottura di molti alimenti come carne, pesce, minestre zuppe, riso, piatti di pasta ma si può anche aggiungere a vari tipi di yogurt o farne una salsa. La cucina vegetariana indiana ne fa largo impiego, soprattutto abbinata ai fagioli e lenticchie.

Dose consigliata
Un  cucchiaino da caffè al giorno è la dose ideale (2 Kcal).
È importante ricordare che la piperina, il principio attivo del pepe, aumenta di 1000 volte la biodisponibilità della curcumina, principio attivo contenuta nella curcuma, importante per massimizzare gli effetti di questa nobile sostanza. Inoltre, l’effetto della curcuma può essere potenziato quando è associata anche ad altre sostanze come la genisteina (sostanza contenuta nella soia e pistacchi), tè verde, quercitina (sostanza contenuta nelle cipolle, sedano, zenzero, finocchio, chiodi di garofano). Non solo. Anche l'abbinamento a qualche grasso, tipo olio d'oliva, burro, o quant'altro, facilita l'assorbimento della curcuma (sinergia alimentare).

Principio attivo
La principale molecola bioattiva della curcuma è la curcumina assieme ad una classe eterogenea di sostanze i curcuminoidi.

Benefici

Esistono, infatti, numerose evidenze sperimentali degli effetti antitumorali della curcuma in vitro su cellule tumorali di stomaco, intestino, colon, pelle, fegato, prostata, ovaie, leucemie. La curcumina promuove la morte delle cellule tumorali (effetto pro-apoptotico) ed inibisce la formazione dei vasi che alimentano il tumore (effetto anti-angiogenetico).

Questo importante polifenolo, la curcumina, oltre a svolgere un’azione antiossidante, e antinfiammatoria, poiché capace di fermare l’azione di un enzima responsabile dell’infiammazione, chiamato ciclossigenasi 2.


Curiosità
In cosmesi la curcuma è nelle formule di prodotti solari, antirughe, dermopurificanti e antiforfora.
La curcumina è usata oltre che come colorante alimentare (E 100) come sostanza colorante per lana e seta e come indicatore acido-base visto che in ambiente basico il colore si trasforma in  rosso.

Purtroppo, come avviene in molti altri campi, la curcuma viene aggiunta, dalle aziende poco serie, per "allungare" il più costoso Zafferano; in questo caso, fortunatamente, viste le proprietà salutari della curcuma, non vi sono problemi.

Ghiringhelli F, Rébé C, Hichami A, Delmas D., Immunomodulation And Anti-Inflammatory Roles Of Polyphenols As Anticancer Agents., Anticancer Agents Med Chem. 2012 Jan 31.
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martedì 28 febbraio 2012

Le spezie asiatiche: lo Zenzero


Lo zenzero (Zingiber officinale), appartiene alla famiglia delle Zingiberacee. È una pianta perenne strisciante, ha un rizoma carnoso e densamente ramificato, color cuoio, da cui si ricava la spezia, dal quale si dipartono, sia lunghi fusti sterili e cavi formate da foglie lanceolate sia corti scapi fertili, portanti piccoli fiori giallo-verdastri con macchie porporine, raccolti in spighe. Il frutto è una capsula divisa da setti in tre logge contenenti molti semi.
Originario delle foreste tropicali del sud-est asiatico e coltivato in Asia da oltre 3000 anni.

Per migliaia di anni, in Asia hanno utilizzato lo zenzero non solo per insaporire le vivande, ma anche per curare molte malattie.
Raccomandato anche dal medico greco Dioscoride (I sec. d.C.), come rimedio terapeutico per il benessere dello stomaco e come antidoto contro i veleni.

Lo zenzero è diffusa soprattutto in Cina, India e Indie Occidentali, dove venne portato dagli Spagnoli nel XVI sec. Conosciuto dagli antichi Egizi, Greci e Romani, venne probabilmente introdotto nell’area mediterranea dai Fenici e si diffuse rapidamente come spezia da tavola, al pari del pepe.

Uso in Cucina
Lo zenzero ha un’aroma con varie sfumature dolci e ricche. Ha un sapore forte e piccante, si usa grattugiato per spolverarlo su vari cibi sia dolci (marmellate, torte, biscotti, budini, canditi allo zenzero), che salati (pane, zuppe, minestre e condimenti) e molti piatti di verdure asiatici. Nei paesi orientali viene utilizzato per insaporire vini, birre. Molto dissetante è il tè allo zenzero, che si prepara lasciando in infusione in acqua bollente per 5 minuti rizomi freschi ed essiccati.
Può essere utilizzato come decotto del rizoma polverizzato, come radice fresca, da aggiungere a zuppe, minestre, risotti, paste fredde o tisane, come radice candita o tintura.
Lo zenzero è squisito caramellato e ricoperto da granella di zucchero (10g non apportano molte calorie), da provarne il decotto preparato con bastoncini di cannella con aggiunta di fettine di arancio fresco, ottima, infine, è zuppa di verza, zenzero, curcuma, poco pepe e un filo di olio extravergine di oliva a crudo.
 Il rizoma di qualità è sempre turgido e privo di grinze ed il sapore dello zenzero nelle diverse forme deve rimanere pungente.

Dose consigliata
Si consiglia un dosaggio giornaliero di 10g di zenzero fresco a 2-4g di pianta secca.

Principi attivi
I principi attivi sono dati dall’olio essenziale (composto in prevalenza da zingiberene), gingeroli e shogaoli (principi responsabili del sapore pungente), resine e mucillagini, flavonoidi (quercitina, epicatechina, narigenina).
Benefici
-          Digestive; indicata in caso di nausea, vomito e indigestione; Può essere anche un pronto rimedio per la nausea da viaggio, da assumere un’ora prima della partenza. L’effetto anti-nausea sembra essere legato alla sua capacità di bloccare i movimenti più regolari e intensi dello stomaco.
-          Antiossidante; alta presenza di flavonoidi.
-          Antinfiammatorio; utile nelle artriti. La pianta, infatti, riduce la sintesi di quella classe di prostaglandine e trombossani responsabili dei processi infiammatori e del dolore ad essi legato.
-          Antitumorale; in un recente studio è stato esaminato per la prima volta nei topi e nelle cellule tumorali, il metabolismo di uno dei componenti attivi dello zenzero, [6]-Shogaol. È stato dimostrato che alcuni metaboliti risultano essere composti bioattivi capaci di inibire la crescita di cellule tumorali e indurre l’apoptosi nelle cellule tumorali umane.
Avvertenze
Evitare dosi eccessive di zenzero se lo stomaco è già iperstimolato, come un’ulcera peptica. Non va somministrato in presenza di febbre alta e a pazienti con disturbi cutanei di origine infiammatoria.
In gravidanza lo zenzero va usato con molta cautela: può essere comunque assunto per la nausea mattutina.

Chen H, Lv L, et al., Metabolism of [6]-Shogaol in Mice and in Cancer Cells., Drug Metab Dispos. 2012 Jan 13.

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venerdì 24 febbraio 2012

Salute e prevenzione


Appuntamento Salute e prevenzione
 Oggi, Venerdì 24 Febbraio alle ore 18:30, nella sede Alcras in Via Aldo Manuzio, 91 Roma; le Biologhe Nutrizioniste Tiziana Stallone e Mariarosa Di Lella parlano di "Alimentazione e Tumori: prevenire è vivere".
                                                 www.giuseppemazzini.it/conferenze.html

giovedì 9 febbraio 2012

Le spezie mediterranee: il TIMO

Il nome del genere Thymus deriva dall’originale greco thymòs che, tra gli altri, ha anche il significato di “anima, vita, soffio vitale”.
Il timo (Timus vulgaris), appartiene alla famiglia delle Labiate. Il genere di appartenenza annovera ben 350 specie di sempreverdi. È un arbusto perenne con fusti ramosi e sinuosi lunghi fino a 30 cm e piccole foglie opposte e lanceolate. I fiori di colore bianco, rosa, o lilla, appaiono dalla primavera all’inizio dell’autunno riuniti in spighe. Il suo habitat naturale è nei terreni aridi dei litorali.
Le foglie e le sommità fiorite si conservano previa essiccazione in luoghi asciutti e aerati.
Ne esistono numerose specie e sottospecie.

Descritto dagli autori più antichi, fra cui il filosofo greco Teofrasto, il timo era conosciuto, apprezzato e utilizzato in tutto il bacino del Mediterraneo, sin dall’epoca degli Egizi, che lo impegnavano, in particolare, nell’imbalsamazione delle mummie.
I Romani ne ricavavano un vino medicinale che usavano nei sacrifici per gli dei e i soldati si bagnavano nell’acqua di timo per infondersi coraggio e vigore.
I Cartaginesi ne sfruttavano, invece, le proprietà antisettiche e cicatrizzanti per ottenere, mischiando al grasso di capra, una crema per arrestare sangue delle ferite, in battaglia.
Nel Medioevo le dame ricamavano spighe di timo sulle insegne dei loro cavalieri affinchè le virtù eroiche della pianta li accompagnassero in battaglia, rendendoli più forti e invincibili.
In Gran Bretagna, per contro, il timo perdeva le sue caratteristiche battagliere per ingentilirsi e diventare il fiore prediletto delle fate.

Uso in Cucina
Si utilizza sia fresco che essiccato, grazie al suo potere antisettico è ottimo anche come conservante, per tenere lontano la muffa, se aggiunto alle carni, soprattutto affumicate, e alle salamoie; è essenziale nei court-bouillon dei pesci, nelle conserve in salamoia, si adatta molto bene nei ripieni, nelle salse, nelle minestre ed è ottimo aggiunto agli arrosti di carne rosse e nelle marinature di carne e pesce.
Principi attivi
Olio essenziale costituito principalmente da timolo e carvacrolo, tannini, resine, polifenoli come la luteolina molto rappresentata nel timo.

Benefici
Studi preclinici hanno dimostrato che la luteolina svolge un’azione anti-ossidante, anti-infiammatoria, anti-microbica ed anti-tumorale. Si è potuto osservare che la luteolina ha una forte capacità di inibire l’angiogenesi e di indurre l’apoptosi, svolgendo così una chiara attività di prevenzione.
Curiosità
Numerose specie sono piante mellifere, il miele prodotto è particolarmente profumato, per cui viene utilizzato anche in profumeria e nella produzione di saponi.
López-Lázaro M., Distribution and biological activities of the flavonoid luteolin., Mini Rev Med Chem. 2009 Jan;9(1):31-59. Review

Articolo scritto per La Scuola di Ancel; visita anche il sito: http://www.lascuoladiancel.it/