martedì 6 novembre 2012

QUESTIONE ACIDO PERFLUOROTTANOICO (PFOA): pentolame antiaderente e non solo

Da anni si discute sulla tossicità dell’acido perfluoroottanoico (PFOA), sostanza non presente in natura ma utilizzata in molte applicazioni industriali e nei beni di consumo. Una sua applicazione molto importante è per la realizzazione del pentolame antiaderente, a volte, il PFOA resta in tracce nella parte interna della pellicola antiaderente. Il PFOA è un emulsionante, utilizzato per dare omogeneità al composto antiaderente, ma quando si raggiungono le alte temperature, si volatilizza nell’ambiente dove persiste e si accumula nelle acque, negli animali e quindi entra nella catena alimentare  interessando potenzialmente tutta la popolazione.
In letteratura numerose evidenze condotti sui ratti dimostrano come un esposizione cronica di PFOA può avere conseguenze dannose per la salute e provocare danni al fegato, al sistema riproduttivo e aumentare l’incidenza sui tumori. Non è chiaro se questi risultati abbiamo qualche rilevanza sulla salute umana, ma gli studi sono ancora in corso. Ciò che è chiaro è che il PFOA è presente anche nel sangue e nei tessuti umani, per cui entra nell’organismo e occorrono molti anni prima che possa liberarsene.
Per tali ragioni nel gennaio 2006 il Dr. Stephen L.Johnson, Amministratore delegato dell’ Agenzia per la Protezione Ambientale Statunitense (EPA) ha invitato agli otto produttori mondiali di PFOA ad aderire volontariamente ad un programma di riduzione progressiva delle emissioni ambientali di acido perfluorottanoico (PFOA). La partecipazione al programma prevedeva l’impegno a raggiungere una riduzione del 95% delle emissioni di PFOA entro il 2010 rispetto ai valori del 2000, fino alla totale eliminazione entro il 2015.
La DuPont, uno dei più grandi produttori mondiali e che per prima negli anni ’60 ha brevettato il materiale antiaderente, il Teflon, ha comunicato che si atterrà all’invito rivolto dall’EPA.  
Formalmente anche le altre aziende hanno aderito, e forniscono periodicamente all’agenzia i risultati dei loro progressi.
Le autorità sanitarie intervenute, dalla Food and Drugs Administation (FDA) all’European Food Safety Autorithy (EFSA) passando per la French Food Safety Agency (AFSSA) escludono che l’utilizzo di pentole rivestite sia rischioso in quanto l’esposizione al PFOA è bassa o inesistente.
I dati dell’EFSA insieme ad atre ricerche confermano che non è stato misurato PFOA al di sopra di 0,1 microgrammi per m² di rivestimento antiaderente, dando parere favorevole all’impiego del suddetto pentolame.
Confortata sulla sicurezza sull’uso del pentolame antiaderente, mi chiedo: ma quanto ci dobbiamo preoccupare sulla presenza e persistenza ambientale di PFOA utilizzata per la produzione di altri beni di consumo? 
A tal proposito il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (COTAM) dell’EFSA ha sottolineato la necessità di elaborare metodi di analisi validati e di raccogliere dati sulla presenza di PFOA negli alimenti (in particolare il pesce e i prodotti ittici) , nei mangimi, nell’aria, nell’acqua ma anche in altre vie di esposizione correlate agli alimenti, per quanto modeste, come l’acqua potabile, materiali d’imballaggio per alimenti (sacchetti di popcorn per microonde) e per l’appunto il pentolame antiaderente, per una valutazione del rischio più sicura.
Nonostante le difficoltà incontrate per effettuare una valutazione del rischio completa data dalla mancanza di omogeneità dei dati sull’esposizione alla suddetta sostanza, e nell’attesa di ulteriori ricerche al fine di valutare i rischi per l’uomo, il gruppo di esperti ha fissato sulla base dei dati scientifici a disposizione una TDI (dose giornaliera ammissibile) per il PFOA pari a 1,5 microgrammi (1500 nanogrammi) per chilogrammo di peso corporeo al giorno.
Il gruppo di esperti dell’EFSA ha concluso che la popolazione Europea non dovrebbe subire effetti negativi sulla salute, in quanto l’esposizione alimentare di PFOA resta entro i limiti della dose giornaliera ammissibile; ma saranno necessari ulteriori ricerche per valutare la pericolosità sulla salute umana.   

Fonti:

Articolo scritto per la Scuola di Ancel, visita anche il sito: www.lascuoladiancel.it

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