martedì 23 settembre 2014

Post-it — La dieta mediterranea

Se la crisi mette a dieta l’Occidente, che sia almeno quella mediterranea. Si spiega anche così la fortuna dilagante delle cucine del Sud. Snobbate al tempo del miracolo economico perché retaggio di povertà, calorica ed economica. Rivalutate oggi perché simbolo alimentare di quella decrescita felice che, secondo gli studiosi come Serge Latouche e Alain Caillé, è la sola ricetta in grado di riparare i danni prodotti dalla bulimia consumistica. Da quell’opulenza spalmata come burro sulla vita del cittadino globale e che ha finito per ostruire le coronarie del Primo mondo. Appesantito dall’accumulo delle scorie del benessere, da un eccesso di residui non più metabolizzabili. Proprio come le montagne di rifiuti che assediano le nostre città. È come se la salute del nostro corpo fosse diventata la cartina tornasole della salute del pianeta. E viceversa.

La Dieta Mediterranea, dichiarata dall’UNESCO, il 16 Novembre del 2010, patrimonio culturale intangibile dell’umanità, torna ad assumere il significato che aveva nel mondo classico e riflette il bisogno di ritornare alle sane e sobrie abitudini di un tempo abolendo il troppo e il vano dai nostri piatti. Ma la Dieta Mediterranea non è solo un modello alimentare fatto di stagionalità, tipicità e biodiversità: è un modo di vivere che mette in equilibrio l’ambiente e lo sviluppo.

Per approfondimenti:
E. Moro — La dieta mediterranea — Il Mulino, 2014

Visita anche il sito: www.lascuoladiancel.it

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