domenica 10 aprile 2011

TANTO RUMORE PER NULLA (la legge396/67 stabilisce l'oggetto della professione del Biologo Nutrizionista: valutazione dei bisogni nutritivi ed energetici dell'uomo e a consigliare conseguentemente le opportune diete)


È proprio così, tanto rumore si è levato dopo la pronuncia della sentenza n.
3527/2011 della I sezione civile del Tribunale di Roma. I colleghi medici
hanno gridato alla riaffermazione del ruolo centrale del medico nella cura
delle malattie e che sarebbe stato sventato il tentativo dell’ONB di ottenere
un pronunciamento che potesse attribuire alla categoria professionale dei
biologi competenze esclusive del medico nelle fattispecie inerenti la
prescrizione di diete. E ancora si grida da parte medica che consentire ai
biologi di sostituirsi ai medici nella prescrizione di diete avrebbe significato
demolire (addirittura) la figura del medico quale garante del bene salute.

Perché diciamo tanto rumore per nulla? Lo diciamo perché i biologi non
hanno mai pensato e non pensano di sostituirsi al medico nella cura
delle patologie e hanno sempre detto chiaramente e lo dicono ancora che
non pensano e non hanno mai pensato di essere abilitati ad
accertamenti di stati patologici e di pretendere di curarli con la
prescrizione di diete.
Ciò che i biologi rivendicano e lo si legge in maniera inconfutabile
nell’autorevole parere del Ministro della Salute del 15/12/2009, è di
potere stabilire in maniera autonoma le diete necessarie per mantenere
l’individuo in buona salute, valutando non solo le caratteristiche
nutrizionali dei vari alimenti, ma altresì se sia il caso di ricorrere ad
integratori alimentari.

Se invece il cliente sospetta di presumere di essere affetto da una qualche
patologia e vorrebbe dal biologo consigli alimentari per curarla, è ovvio che
il biologo lo rinvierà al medico perché accerti, con le sue competenze, se il
soggetto è affetto da una qualche patologia quale essa sia e solo dopo questo
accertamento potrà consigliare, determinare, proporre, suggerire, e di certo
prescrivere la dieta che consenta, unitamente ai farmaci consigliati dal
medico, il recupero dello stato di benessere.
Stupisce che i colleghi medici e purtroppo anche il Giudice unico del
Tribunale di Roma si attardino a discutere se possa essere utilizzato dai
biologi il verbo “prescrivere” e dare quindi al cliente delle prescrizioni. Nella
lingua italiana il verbo “prescrivere” è sinonimo di stabilire, determinare e
talvolta consigliare. Non per nulla nel linguaggio comune si dice: “Il medico
mi ha consigliato queste medicine”, come altrettante volte si può dire: “Il
medico mi ha prescritto determinati farmaci”.
E l’equivalenza dei termini prescrivere, determinare, consigliare, risulta dal
fatto indubitabile che nessuno può imporre l’assunzione o l’uso di un
farmaco o il rispetto di una dieta. Ogni “prescrizione” vale per il paziente
come un invito, un consiglio a tenere un certo comportamento, ma il paziente
rimane arbitro indiscusso della scelta se utilizzare o meno i consigli del suo
medico.
Come si vede, quindi, attardarsi a discutere se il biologo possa “prescrivere”
o se lo possa fare solo il medico equivale a un’inutile perdita di tempo
perché ogni prescrizione non ha mai carattere imperativo e cogente , ma si
presenta all’uomo come un consiglio sia pure autorevole, ma pur sempre un
consiglio, che può essere disatteso secondo l’autonoma e inviolabile
decisione del soggetto a cui si rivolge.
 
Deve essere chiaro, quindi, che la sentenza n. 3527/2011 del Giudice
unico non ha modificato di una virgola la situazione preesistente:
l’accertamento e la cura delle patologie spettano al medico.
dal medico anche con una dieta adeguata, questa può essere consigliata dal
biologo, che ha, per legge, la competenza a valutare i bisogni nutritivi
dell’uomo sino al punto da giudicare se sia il caso, oltre che consigliare e
sconsigliare determinati cibi, di ricorrere a integratori alimentari.
Se l’individuo è invece in buona salute e vuole restarci o vuole intraprendere
un’attività sportiva, può indifferentemente rivolgersi tanto al medico quanto
al biologo perché in questo caso non viene in rilievo l’accertamento e la cura
di nessuna patologia.

Ma se così stanno le cose c’è da chiedersi che cosa ha stabilito la sentenza n.
3527/2011 che ha scatenato l’entusiasmo dei colleghi medici?

La sentenza ha semplicemente stabilito che il prof. Del Toma Eugenio, che
era stato ritenuto dall’Ordine responsabile di avere usato espressioni
ingiuriose nei confronti dei biologi nutrizionisti, si era limitato in realtà a
manifestare un’opinione soggettiva e peraltro l’opinione che il prof. Del
Toma aveva sostenuto “rientra nell’espressione – come si legge nella
sentenza - del diritto di libera manifestazione del pensiero, di opinione e di
critica sui fatti che interessano il pubblico”. Il prof. Del Toma, quindi, non è
stato ritenuto dal Giudice unico responsabile di espressioni ingiuriose e
diffamatorie, anche se l’Ordine Nazionale dei Biologi si riserva di valutare,
tramite i suoi legali, la correttezza della decisione assunta e di valutare se
procedere ad appello. In breve l’oggetto della decisione è stato il
Se la patologia accertata può essere fronteggiata oltre che con i farmaci suggeriti
riconoscimento che le opinioni espresse dal prof. Del Toma non erano
offensive – a giudizio del Tribunale – nei confronti dei biologi.
Ma, per quanto attiene alle competenze dei biologi nulla è stato cambiato.
Valga quanto si legge a conclusione della sentenza: “Il biologo può solo
elaborare determinate diete (il giudice ha cura di precisare “non prescrivere”,
malgrado come si è visto, ciò non significhi proprio nulla), quindi
riprendiamo “il biologo può solo elaborare determinate diete sia nei
confronti di soggetti sani sia di soggetti cui è stata diagnosticata una
patologia, solo previo accertamento delle condizioni fisiopatologiche
effettuate dal medico chirurgo e altresì il biologo può autonomamente
elaborare profili nutrizionali al fine di proporre alla persona che ne fa
richiesta un miglioramento del proprio benessere”.
“In tale ambito - continua il Giudice unico - può suggerire o consigliare
integratori alimentari stabilendone o indicandone anche le modalità di
assunzione che è sempre cosa diversa dalla prescrizione della dieta come
atto curativo, che rimane sempre un’attribuzione esclusiva del medico”.
L’Ordine dei biologi sottoscrive l’affermazione che gli atti curativi
appartengono al medico e che l’accertamento delle patologie spetta al
medico, si rallegra che nella stessa sentenza sia riconosciuta la competenza
del biologo a elaborare in maniera autonoma profili nutrizionali e proporli
alla persona che ne fa richiesta (cioè il cliente), ai fini del miglioramento del
proprio benessere e della propria salute.
Non dubita che, una volta che sia stata accertata dal medico una patologia, il
cliente possa scegliere in condizioni di libertà se, oltre ai farmaci, utilizzare
cautele alimentari e cibi appropriati alla sua patologia e possa quindi
rivolgersi indifferentemente, a tal fine, sia al medico che al biologo.
Come dicevamo prima tanto rumore per nulla e i colleghi medici, anziché
arroccarsi e rinchiudersi nel fortilizio dove sventola la bandiera dell’atto
medico, portino rispetto agli altri professionisti che acquisiscono,
frequentando corsi universitari ricchi di insegnamenti in parte uguali a quelli
dei medici, competenze altrettanto valide di quelle che acquisiscono i medici
insieme ai quali possono contribuire al mantenimento di un adeguato livello
di benessere e di salute della collettività.
Ma mi raccomando, sottovoce, senza fare troppo rumore.

Roma, 5 aprile 2011
                                                                                                          IL PRESIDENTE

                                                                                                      Dott. Ermanno Calcatelli

sabato 5 marzo 2011

OBESITA' INFANTILE: stralcio della relazione tenuta in occasione della giornata della salute organizzata dall'Associazione Mondo Bimbo di Roma



La salute rappresenta l'obiettivo raggiunto a seguito di una buona prevenzione, attuata mediante una corretta alimentazione nei primi periodi della vita, dato che il comportamento alimentare si delinea nell'infanzia, per cui è necessario agire ed educare sin dai primi anni di vita.

Il miglioramento delle condizioni socio-economiche, associato allo stile di vita sedentario, il passaggio da una dieta “povera”, con alimenti tipici della dieta mediterranea, al modello di consumo occidentale industrializzato, hanno determinato di conseguenza un aumento dei fattori di rischio da eccesso o squilibrio di assunzione di sostanze nutrienti e non, le cui ripercussioni a distanza non vanno trascurate; oltre ad implicazioni psicologiche e sociali del bambino.

Un primo passo è rappresentato dalla presa di coscienza che nel nostro paese il problema del sovrappesoo dell'obesità infantile esiste e che rappresenta un fattore di rischio per l'insorgenza di patologie cronico-degenerative in età adulta (diabete mellito tipo II, ipertensione arteriosa, malattie cardio e cerebro-vascolari, dismetabolismi, cancro della mammella e del colon retto, ecc...), che oggigiorno rappresentano la principale causa di decessi e richieste di assistenza sanitaria.

Molte di esse, come indicato dall'OMS, sono attribuibili a comportamenti e stili di vita che si instaurano sin dalla giovane età, tra cui una scorretta alimentazione, poca attività fisica e un eccesso di peso.

Per comprendere la dimensione di questo importante fenomeno in Italia, nel 2007, il Ministero della Salute in collaborazione con il Ministero della pubblica istruzione e coordinato dall'ISS in collaborazione hanno promosso e finanziato il progetto “Sistema di indagini sui rischi comportamentali in età 6-17 anni”, e nell'ambito di questo progetto è stato sviluppato “OKkio alla Salute”, con l'obiettivo di definire un sistema di sorveglianza dello stato ponderale, delle abitudini alimentari e dell'attività fisica nei bambini delle scuole primarie (6-10 anni) in grado di fornire dati epidemiologici utili alla promozione di interventi da sanità pubblica.
Prevede una periodicità di raccolta dati biennale la prima si è avuta nel 2008 e la seconda raccolta dati nel 2010, su un campione di circa 45000 bambini distribuiti in quasi tutte le regioni italiane.
Le due raccolte dati confermano livelli preoccupanti di eccesso ponderale con dati pressocchè sovrapponibili: circa il 23% risultavano in sovrappeso e l'12% risultavano in condizione di obesità. Complessivamente i bambini che presentano uno stato di eccesso ponderale raggiungono il 36%. Si evidenziano, inoltre, percentuali tendenzialmente più basse nell'Italia settentrionale e più alte nel Sud.
Sono emersi, inoltre, una serie di errate abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e che predispongono all'aumento di peso, specie se concomitanti. Tra le cattive abitudini emerse troviamo:
  • Mancanza della prima colazione
    Vari studi hanno osservato che uno dei fattori di rischio per l’insorgenza del sovrappeso nei bambini è rappresentato dall’abitudine a non consumare la prima colazione, cui spesso si associa la tendenza ad assumere alimenti in maniera frammentaria nel corso della mattinata e con un apporto calorico complessivamente maggiore.
  • Colazione non adeguata (ossia sbilanciata in termini di carboidrati e proteine)
  • Merenda di metà mattina troppo abbondante
    In via sperimentale, e solo in alcune scuole secondarie di secondo grado delle regioni Emilia Romagna, Lazio e Puglia, è stato realizzato il progetto “Frutta Snack” nell'ambito del programma Guadagnare Salute, che ha visto la distribuzione di frutta fresca, yogurt e succhi di frutta non zuccherai attraverso speciali distributori automatici al fine di favorire fuori pasto sani e gustosi tra gli studenti e promuovere una sana alimentazione. É previsto sempre nell'ambito del protocollo d'intesa tra il Ministero della Salute e il Ministero della pubblica Istruzione, il consumo di frutta anche in alcune scuole primarie.
  • Consumo inadeguato di frutta e verdura
    Il consumo di adeguate quantità di questi alimenti assicura un rilevante apporto di vitamine, fibre e sali minerali, e consente di ridurre la densità energetica della dieta.  É emersa peraltro, un’associazione tra il consumo di frutta e i livelli di prevalenza di sovrappeso e obesità nei bambini.
  • Consumo abituale di bevande zuccherine e/o gassate
    In letteratura è stata evidenziata un’associazione tra il consumo di bevande zuccherate e l’obesità nei bambini.
  • Una dieta a elevato contenuto calorico, è associata nei bambini a un aumento del peso corporeo che tende a conservarsi fino all’età adulta.
Una dieta qualitativamente equilibrata, in termini di bilancio fra grassi, proteine e glucidi, e un’adeguata distribuzione dei pasti nell’arco della giornata contribuiscono a determinare e mantenere un corretto stato nutrizionale.

Per quanto riguarda l'attività fisica, i dati hanno evidenziato che i bambini fanno poca attività fisica e solo 1 su 10 ha un livello di attività fisica pari a 1 ora al giorno, come raccomandato per la sua età, e molti eccedono ampiamente nell'uso della TV che spesso si ritrova anche in camera e dei videogiochi, dove si pratica il desk-eating.

Per tali motivi, si consiglia che i bambini svolgano ogni giorno almeno 1 ora di attività fisica, includendo l'attività motoria svolta a scuola, quella strutturata con personale specializzato e il gioco all'aperto.

Si tratta di fattori che apparentemente riconducibili a scelte personali potenzialmente modificabili a livello individuale, ma in realtà fortemente ancorate a complesse dinamiche collettive che coinvolgono ampi settori della società, delle famiglie alle scuole, dalle istituzioni sanitarie alle organizzazioni sociali e ai mass media.
La letteratura scientifica, infatti, mostra sempre più chiaramente che gli interventi coronati da successo sono quelli integrati (con la partecipazione delle famiglie, scuole, operatori della salute e comunità) e multicomponenti di promozione non solo di una sana alimentazione ma anche di attività fisica e la diminuzione della sedentarietà.

Il bambino educato ad alimentarsi in modo variato ed equilibrato potrà mantenere da adulto questa buona abitudine, a tutto vantaggio del suo stato di salute.
Pertanto è importante intervenire attraverso la prevenzione, e farlo sui giovani rappresenta un investimento per la salute di oggi e del futuro.

martedì 15 febbraio 2011

LA GIORNATA DELLA SALUTE



L'ASSOCIAZIONE MONDI BIMBO presenta:

Il proggetto nasce per trattare il tema della non diversita’ rivolto a tutti i bambini che in qualche modo sono costretti a mangiare diverso.

Patrocinato dal Comune di Roma
---------------------------------------PROGRAMMA---------------------------------------
ORE 9.00
Incontro in teatro presentazione dell’Associazione MondoBimbo- proiezione video
ORE 9.30
Dott.ssa Mariarosa Di Lella Biologo Nutrizionista
Dott.ssa Rita Petrini psigologa, coordinatrice commissione servizi sociali
e cultura scolastica, Comitato di quartiere Colli Aniene
Dott. Nicola Fraietta fisioterapista T.S.M.R.E.E.-asl rm c.
Farmacia Bardanzellu presentazione prodotti dietetici
Dott. Roberto Aufieri Neonatologo T.I.N. Policlinico Umberto I
ORE 11.00
Buffet offerto dalla pizzeria la Zucca Malandrina
ORE 11.30
La parola ai bambini
ORE 12.00
Esperienza dei genitori.
ORE 13.00
Interruzione
ORE 16.00-17.30
Sportello famiglia
INTERVENTO STRAORDINARIO DEL PRESIDENTE DEL V MUNICIPIO
DOTT. IVANO CARADONNA

-----------------------RINGRAZIAMENTI-------------------------
DIRIGENTE SCOLASTICO DOTT. PAOLO DE PAOLIS
VICEPRESIDE LAURA PILATONE
INSEGNANTI SCUOLA A. BALABANOFF
MAESTRE ASILO SOMMOVIGO
COORDINATRICE SCOLASTICA ASILO SOMMOVIGO
ADDETTI AL SERVIZIO MENSA
DOTT.SSA MARIAROSA DI LELLA
DOTT.SSA RITA PETRINI
DOTT. NICOLA FRAIETTA
DOTT. ROBERTO AUFIERI
DOTT. FARMACIA BARDANZELLU
STAFF PIZZERIA LA ZUCCA MALANDRINA
ALESSIO DE SILVESTRO – RADIOBIMBO (
GABRIELE AIELLO ALUNNO 5°C REALIZZATORE DEL VIDEO E DELLA LOCANDINA
ASSOCIAZIONE MONDO BIMBO
Laura Ricella
Stefano Montefuscoli


 3407141266
ass.mondobimbo@alice.it
Break
www.radiobimbo.it)www.associazionemondobimbo.it

giovedì 3 febbraio 2011

Curiosità sulle Spezie


Il loro profumo ha attirato l’attenzione dei nostri lontani antenati che hanno imparato in breve tempo a servirsene vantaggiosamente. È probabile che, fin dal momento che apparve sulla Terra, l’uomo usasse erbe, piante, gemme e radici per nutrirsi, ma anche per spalmarsi il corpo e dissimulare il proprio odore di fronte ad animali temuti o cacciati, e infine per curarsi e per curare gli animali di cui si serviva. Si ritiene che la scoperta delle proprietà terapeutiche delle piante fosse dovuta all’attenta osservazione degli animali che ancora oggi, in caso di malattia, ricorrono ad erbe come rimedio.

Un tempo le spezie, data la rarità, rappresentavano una merce preziosa tanto quanto oggi sono preziosi l’oro e petrolio, oggi invece sono comunemente utilizzati in cucina.

La parola spezia deriva dal latino species, che significa "moneta". Nel Medioevo, le spezie venivano vendute in botteghe specializzate, le drogherie, e gli avvocati e i debiti venivano correntemente pagati con pepe ed altre spezie.

Nel 1873 l’egittologo tedesco Georg Ebers si trovò tra le mani il primo trattato medico che la storia ricordi: era un rotolo di papiri intitolato Libro per la preparazione dei rimedi per tutte le parti del corpo umano. Era quindi il primo libro erbario e fu utilizzato per migliaia di anni dal momento che le piante rappresentavano l’unico metodo di cura per le più svariate malattie.

I Romani ereditarono dai Greci l’uso delle spezie, uso che continuò per tutto il Medioevo, quando alcune spezie furono usate anche per tingere panni, dipingere vetri e pelli, preparare inchiostri.
I Romani servivano dolci alle spezie al termine dei banchetti per favorire la digestione dei cibi grassi.
Ma certamente la spezia più diffusa e usata fin dal mondo romano era il pepe; nel 92 d.C. a Roma fu necessario costruire particolari depositi detti "horrea pipearia", cioè granai del pepe.

Oggi vengono utilizzate principalmente come semplici guarnizioni per dare colore e aroma ai cibi, considerati, a volte, erroneamente come superflue dal punto di vista nutrizionale, ma la scienza ci sta facendo assistere alla loro rivalutazione funzionale per il loro contenuto in oli essenziali e resine oleose, molecole bioattive, dotate di azione preventiva e curativa. Il potere nutraceutico (nutrizione, prevenzione, cura) delle spezie non è legato esclusivamente alla presenza del singolo elemento ma all'azione sinergica di più composti che determinano un'azione specifica e altamente positiva con biodisponibilità elevata.  

Le essenze e le molecole bioattive delle spezie sono racchiuse nei semi, radici, cortecce, bacche e frutti.
Svolgono un’azione antisettica e antibatterica (aglio, prezzemolo, timo, cannella, menta, origano); un’azione antiossidante, e quindi un’azione antinvecchiamento (curcuma, peperoncino); un'azione digestiva, sono così nati aperitivi, digestivi, tutti a base di erbe; un'azione preventiva, migliorano le difese immunuitarie e la funzionalità dell'organismo in genere (antiinfiammatori); un'azione tonificante e nervina.

Un'alimentazione ricca di antiossidanti e molecole antiinfiammatorie costituisce il presupposto per benessese e salute. 

venerdì 21 gennaio 2011

MIELE

Era considerato il "nettare degli dei".
La parola miele sembra derivare dall'ittita melit. Le prime tracce di arnie costruite dall'uomo risalgono al VI millennio a.C. circa.
Gli antichi popoli ne sfruttavano le numerose proprietà, lo impiegavano per scopi curativi, cosmesi, in cucina, tutto ampiamente descritto nella letteratura medica dell' Egitto e della Grecia.
Il miele ebbe un ruolo centrale nell' alimentazione medievale, ma fu gradualmente soppiantato come agente dolcificante nei secoli successivi soprattutto dopo l'introduzione dello zucchero raffinato industrialmente. Recentemente proprio in virtù delle sue proprietà terapeutiche e benefiche, il miele ha suscitato interesse nella comunità scientifica, in quanto mostra un ampio spettro di attività biologiche, come ad esempio attività antibatterica, antifungina, citostatica, cicatrizzante e in ultimo, ma non meno importante, attività antiossidante, antitumorale e chemiopreventiva.
La maggior parte degli effetti bilogici che il miele mostra sono dovuti principalmente alla presenza di composti bioattivi di origine vegetale, quali acidi fenolici e flavonoidi.
 L'origine botanica del miele caratterizza il pattern di metaboliti secondari; tuttavia i metaboliti maggiormente rilevabili sono apigenina, crisina e quercitina per la classe dei flavonoidi e, acidi cloro genico, acido cumarico e acido gallico, per la classe degli acidi fenolici.
Recenti ricerche hanno centrato l'attenzione sulla crisina, flavonoide caratteristico del miele di acacia, in quanto costituisce circa il 50% del totale dei metaboliti secondari presenti in questo miele monofloreale. Diversi studi hanno mostrato come la crisina ha un effetto inibente la crescita di cellule maligne in diversi tipi di cancro attraverso un'azione pro-apoptica (induce la morte delle cellule tumorali), ed interferendo con la progressione del ciclo cellulare.
Inoltre, la crisina è un potente antiossidante ed un efficace anti-infiammatorio.
La ricchezza di questo alimento è dovuto alla sua composizione zuccherina ed in particolare alla notevole presenza di fruttosio; contiene anche una discreta presenza di oligoelementi quali metalli (rame, ferro, iodio, manganese, silicio, cromo), vitamine (A,E,K,C, complesso B), enzimi e sostanze battericide (acido formico) ed antibiotiche (germicidina): queste ultima categorie di sostanze permettono in particolare al miele di essere conservato a lungo e ne giustificano l'utilizzo come disinfettante naturale.
La composizione zuccherina conferisce al miele un potere dolcificante circa il doppio di quello dello zucchero perchè contiene molto fruttosio libero (nel saccarosio invece, cioè nello zucchero, il fruttosio è legato al glucosio e il suo effetto dolcificante è attenuato).
Quindi basta usarne la metà per ottenere lo stesso sapore dolce, riducendo le calorie, perchè il miele contiene anche il 15.20% di acqua.
Il miele è particolarmente indicato subito prima di un intenso sforzo fisico e immediatamente dopo per recuperare le energie impiegate.
Da ciò capiamo perchè preferirlo allo zucchero.

martedì 7 dicembre 2010

CANCRO: E' ANCHE UNA QUESTIONE DI STILE DI VITA

Lo stile di vita rappresenta per quasi due terzi la principale causa di tumori, sui quali è possibile intervenire. L'alimentazione e il tabagismo influiscono maggiormente sul rischio di essere colpiti da neoplasie, unitamente ad altre cause come l'obesità, sedentarietà, infezioni, rischio professionale, droghe e alcolici inquinamento, e raggi UV.
Oramai non ci sono più dubbi che il regime alimentare seguito svolga un ruolo determinante nel rischio di sviluppare un tumore maligno. Organismi internazionali diversi, e in particolare, il World Cancer Research Fund, avvalorano l'ipotesi che circa un terzo dei casi di cancro sia direttamente riconducibile ad un'alimentazione scorretta, priva il più delle volte di prodotti d'origine vegetale come frutta e verdura.
I tumori che colpiscono l'apparato digerente (colon, stomaco, esofago), nella società moderna sono per i tre quarti da attribuire all'alimentazione adottata. Ma anche altri numerosi studi effettuati su popolazioni emigranti fanno emergere che un alto tasso dei tumori molto diffusi, come quelli al seno o alla prostata, hanno a una forte connessione con il cibo: ciò incrementa l'impatto dell'alimentazione sull'insorgenza di cancro.
E' emerso, infatti, che in molte donne asiatiche - che vantano una percentuale di tumore al seno tra le più basse al mondo - l'insorgenza della malattia quadruplicava con l'emigrazione in Occidente; aumento legato a modifiche dell'alimentazione seguita.
Da un grande numero di studi epidemiologici si evince che chi consuma regolarmente cibi di origine vegetale (frutta, verdura, cereali, spezie, tè verde) in abbondanza, ha un tasso di rischio due volte più basso rispetto a chi ne fa un consumo meramente occasionale.
Il ruolo protettivo dei vegetali risiede nei composti fitochimici antitumorali; molecole che hanno la capacità di inibire molti processi utilizzati dalle cellule maligne per la propria crescita.
Numerosi studi etnofarmacologici (l'etnofarmacologia è la scienza che studia i principi attivi naturali partendo dall'uso delle piante nelle medicine tradizionali) mostrano che il mondo vegetale racchiude in sè una vera e propria banca di composti dalle proprietà benefiche, molti dei quali risultano fortemente attivi contro le cellule tumorali.
In altre parole, un'alimentazione ricca di vegetali equivale a una sorta di "chemioterapia" quotidiana, atossica per l'organismo, durante la quale la continua presenza di molecole anticangerogene mette in scacco i tentativi delle cellule precancerose di raggiungere uno stadio avanzato.
L'uso terapeutico di molecole anticancerogene d'origine vegetale è tutt'altro che marginale: oltre il 60% dei chemioterapici tuttora in uso, deriva in vario modo da fonti naturali.